Una spiacevole consuetudine. E’ sostanzialmente riassumibile in questa maniera l’approccio di Zlatan Ibrahimovic ad ogni partita di un certo rilievo, in cui (rigori a parte) non riesce davvero mai ad essere incisivo. Una metamorfosi inspiegabile, quella dello svedese, ma talmente reale da costringere gli addetti ai lavori a commentarla dopo ogni flop, a cadenza annuale, delle sue campagne europee.
E’ successo con l’Ajax, e nessuno ci diede mai il peso che l’argomento già all’epoca avrebbe meritato. Già nella sua esperienza Juventina, con la doppia eliminazione contro Liverpool ed Arsenal in due stagioni consecutive, si notò l’assoluta indolenza ed impotenza di quel centravanti che tanto spettacolo regalava contro le cosiddette piccole del nostro campionato. La tendenza non migliorò affatto nelle sue stagioni interiste, nè contro il Valencia, nè contro il Liverpool, nè contro il Manchester United, gara in cui si fece notare per un incredibile pallone scaraventato sulla traversa da due passi. Riprova ne sia la sua scelta di andare a Barcellona, consentendo di fatto alla sua ex squadra, senza la zavorra svedese, di conquistare il massimo trofeo continentale proprio togliendosi la soddisfazione di eliminare in semifinale i blaugrana. Apporto di Ibra nella sfida? Inutile sottolinearlo, nullo.
Ieri l’ennesimo capitolo della saga, anche se Allegri, dalle pagine del Corriere dello Sport,prova a difenderlo: “Non mi sento assolutamente tradito da Ibra. Su di lui non cambio giudizio perchè è un campione, stasera ha fatto bene per come ha partecipato, per come ha rifinito. Gli è mancato solo il goal. Ha lavorato bene come tutti, a volte non è stato servito nella maniera giusta. Davanti la squadra è andata discretamente bene, c’è mancato il gol. Ibra ha cercato di finalizzare, credo che cercare qualcosa di sbagliato in questa partita sia difficile. Anch’io sono abituato a vederlo dominante, ma in Europa è un’altra roba”.
[Gianluigi Longari – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]