Il verdetto lo darà solo il campo

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“Luglio-agosto, interista, sogna sotto l’ombrellone. Campionato, Coppa Campioni sono solo sogni per voi cog…”. Per anni questa simpatica canzoncina è stata intonata (e a vedere dai risultati probabilmente anche giustamente) dai tifosi rossoneri contro i cugini nerazzurri. Nel susseguirsi delle varie estati infatti i supporters del “Biscione” dopo gli sfarzosi acquisti del Presidente Moratti erano convinti di poter portare a casa ogni tipo di trofeo, ma puntualmente le loro speranze venivano infrante: vuoi perché i giocatori appena acquistati non avevano ripagato le aspettative (e di questi si potrebbe compilare una lista infinita, da Vratislavo Gresko a Vampeta, da Cyril Domoraud a Kily Gonzales), vuoi perché oggettivamente, almeno secondo la giustizia sportiva italiana, nonostante ciò che dicano certi giornalisti che parlano più da ultrà che da professionisti, c’era un qualcosa di poco limpido, per non dire di peggio, nella Serie A.

Ma da un paio d’anni a questa parte tutto è cambiato: l’Inter ha iniziato a vincere con Mancini la Coppa Italia, la Supercoppa italiana e poi il tanto ambito Scudetto. E l’anno scorso il team di Mourinho è entrato nella storia conquistando il tanto agognato “Triplete”: Scudetto, Champions League e Tim Cup. Normale dunque che per la stagione 2010/11 sia ancora la squadra da battere nonostante l’addio del mago di Setubal.

Ma non è così. Improvvisamente i nerazzurri, almeno stando a sentire i sapientoni della maggior parte dei miei colleghi, è passata dall’essere una corazzata invincibile ad una ottima squadra, ma niente di più. Il Milan con l’arrivo di Robinho e soprattutto di Zlatan Ibrahimovic è ritornato ad essere il “Dream Team”, come quello di Maldini, Baresi, Gullit e Van Basten.

Benitez che con il Liverpool aveva castigato la superbia dei rossoneri, dopo la sconfitta in Supercoppa Europea ed il pareggio a Bologna contro i felsinei, non è più l’allenatore che cura ogni dettaglio ma il mister che suda dopo due minuti (e calcisticamente parlando questo particolare non mi sembra davvero così rilevante per fare bene il mestiere dell’allenatore). Di colpo insomma la strepitosa stagione nerazzurra è stata accantonata, e i detrattori di Ibra, quelli che dicevano che era decisivo con i deboli e scarso con i forti, adesso lo innalzano a Re di Milano.

Sinceramente questa situazione mi sembra molto molto simile alle stagioni vissute nel recente passato: quando per forza si doveva dire che il “Diavolo” era alla pari con l’Inter, mentre ai nerazzurri si faceva enormemente pesare il fatto di non essere stati capaci di vincere la Champions League. Un po’ di tregua intellettuale sarebbe stata la soluzione migliore probabilmente, ma si sa che, per vendere più copie di giornali e per far parlare di sé, molti dei miei colleghi sono da Premio Oscar.

Attenzione: non voglio dire che gli arrivi del “Genio svedese” e dell’ex stella del Santos siano da buttar via, anzi, ma voglio sottolineare come nessuno, e ripeto nessuno, parli dei possibili aspetti negativi di questi due ingaggi.

Partiamo con Ibra: è vero che dovunque vada vince il campionato, ma è altrettanto innegabile che qualunque casacca vesta il caro calciatore nato a Malmoe significa puntualmente l’addio alla Coppa dalle Grandi Orecchie.

Mi fanno ridere, per non dire di peggio, tutti quei commentatori che sostengono che Zlatan in Italia abbia vinto da solo il Campionato, ma non dicono nulla sugli insuccessi europei. Ciò sottintenderebbe che i suoi compagni di squadra sarebbero stati dei gregari e niente di più, un’offesa gratuita alla professionalità degli altri calciatori.

L’anno scorso l’attaccante svedese lasciò Milano per accasarsi al Barcellona per vincere la Champions. Ebbene tutti sanno come è andata, e dopo aver fatto la figura del “Cioccolataio”, per non dire di peggio, dovrebbe starsene un po’ più accorto e meditare sui propri errori.
In Catalogna all’inizio lo amavano. E lo stesso Guardiola, tanto inviso allo svedese, lo difendeva, eccome. Prima di Inter-Barça infatti, quando lavoravo ancora per una trasmissione di Odeon, chiesi in conferenza stampa al mister dei campioni di Spagna come pensava che sarebbe stato accolto l’ex numero 8 dei nerazzurri a San Siro dopo le sue dichiarazioni, quelle secondo cui l’Inter aveva vinto la Serie A solo grazie a lui.

Ebbene Guardiola, dopo un attimo di silenzio disse: “Ibra non ha detto questo assolutamente. Lui sa che non può vincere nulla da solo. Anzi ha detto che ha vinto tre campionati di fila con l’Inter grazie all’aiuto dei suoi compagni”.

Questa non è una difesa incredibile del giocatore? Guardiola non ha nulla di personale contro Ibra, solo si è rimasto deluso dalle prestazioni dello svedese.
Non penso che il “Filosofo” si sia privato dell’attaccante perché improvvisamente non capisca nulla di calcio. Ma se Ibra non si è trovato a suo agio nel 4-3-3 del Barcellona, supportato da quello che a mio parere è il miglior calciatore del mondo, ossia Messi, da Pedro, che ha segnato in tutte, e dico tutte le competizioni, con centrocampisti del calibro di Iniesta e Xavi che sperano di soffiare a Sneijder il “Fifa pallone d’oro”, allora perché dovrebbe essere letale con il Milan?

Dinho, Pato, (o se vogliamo Robinnho), insieme ai centrocampisti rossoneri sono così superiori ai calciatori del Barcellona? Da quello che sento in giro sembrerebbe di sì, anche se credo che oggettivamente neanche il tifoso più sfegatato milanista potrebbe essere d’accordo con questa tesi.

Io reputo Ibra un ottimo giocatore, non voglio dire il contrario, ma fino ad adesso non mi sembra sia stato ancora un vero fuoriclasse. Sei una stella se risulti essere decisivo contro Chelsea e Barcellona, non, con tutto il rispetto contro le cosiddette piccole. E le partite sono vinte dai giocatori e non dai nomi di questi. Quando l’anno scorso l’Inter prese Milito, quei sapientoni di alcuni dei miei colleghi giornalisti sostenevano che fosse un attaccante da squadra media, e infatti non solo il “Principe” ha vinto tutto col “Biscione”, ma è stato proclamato anche miglior giocatore della passata Champions League, e se non ci fossero stati il Mondiale e Sneijder, l’argentino avrebbe vinto anche “Fifa Pallone d’oro” a mani basse.

Su Robinho il discorso è simile a quello per Ibra: grande talento, ma ancora non mi sembra abbia dimostrato di essere uno dei migliori del mondo. Perché Real Madrid prima e City poi lo hanno lasciato libero?

Sulla carta il poker d’assi del Milan è formidabile, ma siamo sicuri che almeno tre dei quattro attaccanti rossoneri torneranno indietro ad aiutare i difensori e i centrocampisti come fece l’anno scorso nell’Inter da terzino pure Eto’o? Il calcio è sì estro e fantasia, ma anche polmoni e sacrifico. Questo non lo si deve dimenticare.

Quando il Milan vinse, meritatamente, l’ultima Champions, gli uomini decisivi furono certo Seedorf o Inzaghi, ma ci dimentichiamo del ruolo fondamentale occupato da Gattuso e Maldini? Allora il Milan aveva una panchina lunga, adesso se si rompe Nesta giocherà Yepes…

E’ vero che l’Inter non ha aggiunto titolari negli undici, ma è altrettanto vero che questi undici hanno vinto tutto pochi mesi fa. E a dire il vero un trofeo capitan Zanetti lo ha già alzato poche settimane fa, il 21 agosto quando l’Inter ha sconfitto la Roma vincendo la Supercoppa Italiana. Mariga a mio parere è il nuovo Vieira, ma siccome viene dal Kenia e non è pubblicizzato, la sua bravura sembra passare in secondo piano. Prima di sostenere che un’altra squadra sia migliore dell’unico team italiano vincitore del “Triplete” aspetterei un pochino, perché c’è il rischio che quest’anno, come l’anno prima, e come in quelli precedenti, sia ancora il tifoso rossonero a sognare solo sotto l’ombrellone.

E se le previsioni di Ibra risulteranno essere come quelle degli anni precedenti allora l’interista avrà di che godere…

[Simone Togna – Fonte: www.fcinternews.it]