La rovesciata alla Juventus, ieri sera, entra di diritto nei gol più belli della storia del calcio: più che una rete un simbolo che rimarrà per sempre
TORINO – Si può spostare il cielo? Probabilmente no ma esistono delle frazioni di secondo in cui il tempo e lo spazio vengono catapultati in un’altra dimensione, sembra che tutto venga sconquassato da un gesto, un alito di vento cosi forte da lasciare inerme chi guarda, il quale può solo fermarsi ed applaudire restando in piedi come il cielo. E’ un catarsi calcistica, la sublimazione di quel “gioco” che ci rende lucidi folli, romantici come se quella sfera fosse la nostra compagna di vita. In quel piccolissimo lasso di tempo in cui Cristiano Ronaldo si è preso il cielo tutto trovandosi distante dalla terraferma, come se quel gesto teletrasportasse ognuno nel suo piede destro. E il suono della rete, come il pallone pronto a frantumare il tempo, a regalare un gesto che da sempre accompagna le fantasie di bambini che si divertono ed emulare, travestirsi per un attimo da viaggiatori.
Ieri sera Ronaldo ha preso il mantello che ognuno sogna di indossare per scalare 238 centimetri e regalare una perla inestimabile, un capolavoro che trova spazio tra La Gioconda di Leonardo e La Primavera del Botticelli: un’opera d’arte a tutti gli effetti. Una sinfonia che, in quel di Torino e non, ha lasciato a tutti qualcosa, ha lasciato una cascata di applausi ricambiati dal diretto interessato e la consapevolezza che cotanta bellezza difficilmente verrà replicata a quelle latitudini. E poi c’è l’altra faccia della medaglia, quella col 7 scolpito dentro, quella a cui le statistiche si genuflettono, i record si sbriciolano e si squagliano come fossero neve al sole. Come le reti con il Real Madrid che sono più delle presenze (irreale) e le dieci partite consecutive a segno in Champions League.
Potrei scomodare l’infinito se dovessi fare un elenco ma poi basta fermarsi quel piccolo lasso di tempo, ascoltare impercettibili suoni e quel silenzio terrorizzante di chi sa già che qualcosa di meraviglioso sta accadendo. Che quel gol non sarà solo una rete ma un simbolo, la gigantografia di un capolavoro. Il simbolo delle “Figurine Panini” trasportato nel terzo millennio, a colori ben distinti e fotogrammi che raccontano tutto. Perché ci sarà un bisogno disperato di raccontarlo, di innamorarsi ancora di uno dei quei due dittatori che stanno strappando e riscrivendo pagine dello sport attraverso quei voli pindarici che fanno innamorare, fanno sognare.