GENOVA – Incredibile Lazio, dal paradiso all’Inferno senza preavviso. Sfrontata, talentuosa e combattiva nei primi 45’, autolesionista nella ripresa, quando cade sotto i colpi di inaspettate e beffarde amnesie difensive. Il debutto della nuova era ha un sapore amaro per la formazione di Reja (ancora male alla prima uscita) che esce sconfitta per 2-0 dalla battaglia del Marassi dopo aver collezionato occasioni da rete a ripetizione ed aver messo in mostra le virtù e la qualità del nuovo assetto. Paga dazio alla distanza, maledicendo se stessa e la sua innata capacità di far male sotto porta.
FORMAZIONE – Reja tiene fede alle suggestive indicazioni della vigilia, schierando la Lazio brasi-argentina testata negli ultimi giorni a Formello. Brocchi parte dalla panchina, Ledesma e Matuzalem si dividono il lavoro di “taglia a cuci” davanti la difesa, mentre Hernanes e Zàrate supportano Floccari, unico riferimento offensivo del nuovo 3-4-2-1, pensato per sfruttare le qualità tecniche del talento di Recife.
Tutto confermato anche in casa blucerchiata: Guberti agisce sulla trequarti alle spalle della coppia Pazzini-Cassano, mentre in difesa l’ex Zauri viene gettato subito nella mischia, con l’intento di frenare la voglia di riscatto di Zàrate. Il numero 10 argentino lasciò anzitempo il terreno di gioco tra isterismi e lacrime dopo aver incassato un cartellino rosso fitto di contenuti negativi. Fu l’immagine di una Lazio vicino allo sbando, che scacciò lo spettro della retrocessione solo grazie alla presa di coscienza di Norcia.
PRIMO TEMPO – La partenza è frenetica, il frastuono del Marassi alza fin dall’inizio i toni agonistici della contesa ed in particolare spinge le maglie doriane nella metà campo biancoceleste. Ci prova prima Pazzini, poi Palombo direttamente da calcio piazzato, ma è un fuoco di paglia, perché dopo una manciata di minuti la Lazio prende le misure a metà campo e inizia a creare i presupposti della pericolosità. Nello specifico dà la sensazione di far male nei ribaltamenti di fronte, condotti esclusivamente dalle eleganti geometrie di Hernanes e dalle discese di Zàrate. Quello mancino è l’out più battuto da Maurito che all’8’, prima serpeggia da par suo, poi serve al limite Ledesma che con tanto di fascia da capitano sfiora il bersaglio grosso con un destro velenoso, ma strozzato a terra. E’ l’inizio di un tam tam capitolino, rinvigorito da una sorprendente condizione atletica di Matuzalem. Il numero 11 carioca ringhia, strappa palloni, coordina geometrie che negli ultimi 16 metri Zàrate (a volte eccede nei consueti personalismi) ed Hernanes provano a rifinire. A tratti l’ex paulista sembra quasi passeggiare, ma quando entra in possesso di palla è come se si accendesse una luce radiosa. Al 19’ pennella da angolo, ma la girata aerea di Dias esalta i riflessi di un ottimo Curci. Al 22’ tenta la sua prima vera sortita italiana con apprezzabili riscontri: sterzata e dribbling a pochi passi dal limite e sinistro a fin di palo che mette i brividi ai componenti della gradinata Sud. Il dominio dei “Forest Night” (divisa da trasferta) si interrompe parzialmente al 24’, quando Muslera mette la museruola ad un lanciatissimo Cassano, colpevole di lasciarsi andare ad un preziosismo di troppo proprio sul più bello. Solo uno spavento, perché la formazione di Reja continua a ruminare calcio, costringendo i padroni di casa a sporadici contropiedi, che lasciano comunque il segno in termini di cartellini gialli. Prima Dias, poi Radu finiscono sul taccuino del signor Romeo, alla sua prima direzione in trasferta con la Lazio. La prima frazione di gioco del nuovo corso termina senza extra time, ma con la sensazione che i tentennamenti della scorsa annata siano stati rimossi.
SECONDO TEMPO – Nella ripresa si riparte con i medesimi effettivi e la stessa voglia di condurre le operazioni. In cattedra sale sempre Hernanes che dai 20 metri scaglia un sinistro potente e di poco impreciso. La Lazio è consapevole delle proprie risorse, non si accontenta e dopo pochi istanti colleziona un’altra enorme chance. Questa volta è Lichtsteiner a fallirla, spedendo fuori dai pali una sponda preziosa di Floccari. Il popolo genoano rumoreggia, Cassano lo ascolta e prova a scuotere i suoi con i soliti tagli, che già in passato hanno disorientato Lichtsteiner. Al 9’ il genio di Bari Vecchia affonda sulla sinistra, scambia in velocità con Guberti e traccia un diagonale che batte Muslera, ma non la sorte.
L’elvetico va in tilt e 5’dopo guasta il pregevole inizio biancoceleste con un intervento in ritardo in piena area di rigore su Pazzini. Per il signor Russo non ci sono dubbi, è calcio di rigore. Cassano dal dischetto scaccia i fantasmi della finale di Coppa Italia di due anni fa e batte l’estremo difensore uruguaiano. Dopo tanto faticare la beffa fa saltare i nervi a Reja che bissa la “passerella” della scorsa stagione, macchiandosi dell’ennesima espulsione (la terza consecutiva a Genova). In mezzo a cotanto “volta faccia”, l’esordio assoluto nella massima serie del giovane belga Luis Cavanda che rileva sulla sinistra lo stanco Del Nero, confermando quanto di buono espresso in ritiro.
Il passivo riaccende il fuoco della Samp e getta in confusione la Lazio, che riassapora amaramente la vecchia fragilità, che al 20’ si traduce nel colpo di reni di Muslera che nega l’euro gol a Palombo. Reja è nei pressi dello spogliatoio, ma al 25’ si fa sentire ordinando l’avvicendamento tra Zàrate e Foggia. Serve a poco, perché dopo 2’ Muslera si divora la dote “uccellando” un traversone dalla destra. La porta rimasta sguarnita è un invito a nozze per l’ex giallorosso Guberti che disegna con il destro il pallonetto del 2-0. Incredibile Lazio, vien voglia di ripetere. Nuova beffa e nuova mossa dalla panchina: dentro capitan Rocchi e fuori Lichtsteiner per una Lazio a trazione anteriore, con tre punte ed Hernanes a supporto. I biancocelesti tornano a mordere, ma è troppo tardi, nonostante i tentativi di Cavanda e Rocchi.
[Daniele Baldini – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]