Le parole del terzino sinistro dell’Inter nel corso di un’intervista rilasciata ai canali ufficiali del club nerazzurro
MILANO – Cristiano Biraghi ha rilasciato un’intervista sul sito ufficiale dell‘Inter rispondendo alle domande dei tifosi nerazzurri. Queste le sue parole: “Questo è un momento difficile per tutti, io e la mia famiglia stiamo bene ma il pensiero va alle famiglie che sono state colpite da questo virus e a tutte le persone che stanno lavorando per arginarlo e prendersi cura degli altri. In questo periodo è importante riscoprire le cose più normali come una telefonata più lunga all’amico, passare più tempo con moglie e figli, cucinare e soprattutto prendersi del tempo per riflettere”.
Interista dalla nascita, Biraghi ha raccontato tutte le emozioni provate dopo il ritorno in nerazzurro: “Il mio esordio con l’Inter risale al 2011, nel match contro il Twente a San Siro, ero giovane, per me era come una favola, ho sentito forse più emozione nel mio secondo esordio, quando sono tornato, le gioie più grandi dopo il mio ritorno sono state tornare ad indossare questa maglia e il gol in Europa League. Ogni volta che indosso questa maglia, da gioco o da allenamento è fantastico, quando entro nel Centro Sportivo di Appiano Gentile ricordo quando da bambino volevo essere lì, quando andavo lì fuori per cercare di avere qualche foto o autografo dai giocatori, è una sensazione difficile da raccontare. Io ho sempre dato tutto con tutte le maglie che ho indossato ma con questa gioco da calciatore e da tifoso, quindi cerco sempre di dare qualcosa più del massimo. Ho sempre tifato Inter, mio papà mi ha messo la maglia nerazzurra appena nato, non poteva che essere così”.
Curiosità anche sugli idoli e i compagni di squadra: “Il nostro è un gruppo molto sano, genuino e solido, anche grazie a chi è da più tempo all’Inter come Handanovic, Ranocchia, D’Ambrosio che ci trasmettono ogni giorno il significato di indossare questa maglia. In squadra mi trovo bene con tutti, io Bastoni e Barella abitiamo vicini e spesso andiamo in macchina insieme, con Barella condivido anche la Nazionale e le bambine vanno nella stessa scuola, quindi ho un rapporto più stretto. Il giocatore che mi ha fatto più emozionare, da tifoso interista è Ronaldo “Il Fenomeno”. Il sogno? “Vincere qualcosa con questa maglia, è il sogno che ho da sempre, mi ricordo che quando l’Inter vinceva io andavo sempre a festeggiare in piazza, quindi vincere da giocatore sarebbe un’emozione grandissima”.
Poi il ruolo in campo e i giocatori di riferimento: “Ho iniziato a giocare da attaccante esterno, poi quando ero nel Settore Giovanile dell’Inter a 13-14 anni sono stato dirottato indietro e da lì ho sempre fatto quel ruolo, la mia predisposizione è sempre stata quella di giocare sull’esterno, prima avanti, poi dietro. Tra i giocatori più forti dico Marcelo perché è da tanti anni che mantiene un livello altissimo. Per quello che riguarda la storia dell’Inter invece io ho vissuto in prima persona i tempi di Chivu, un grande giocatore e un grande uomo, l’ho sempre ammirato sotto tutti i punti di vista, poi ci sono stati molti terzini forti, non posso non citare Facchetti”.
Sulla tragedia di Davide Astori:“È stato un momento difficile per me, per miei compagni e soprattutto per la sua famiglia. Mi ha fatto riflettere molto e cambiare delle cose nella mia vita. È anche una spinta in più quando sono in campo, lottare anche per lui che è stato il mio Capitano perché lui ha sempre lottato per gli altri. Lo ricordo spesso anche con mia moglie e ogni tanto mi sento con la sua famiglia, sono persone eccezionali”.
Sul numero 34 e i tifosi nerazzurri: “È stato il primo numero che mi hanno dato quando dalla Primavera sono arrivato in Prima Squadra, l’ho preso e mi ci sono affezionato, quando ho potuto l’ho sempre scelto, compreso quando sono tornato all’Inter. Dei tifosi interisti posso dire solo belle cose perché ne faccio parte, il popolo nerazzurro è capace di soffrire ma anche di gioire all’ennesima potenza e ci sta sempre vicino”.
Infine un messaggio per tutti i tifosi: “State vicini alle vostre famiglie, state a casa, solo così possiamo aiutarci a superare questo periodo difficile. In questo momento va elogiato chi lavora 20 ore al giorno per aiutare le persone colpite da questo virus, parlo dei medici, degli infermieri ma non solo. Ora prima di tutto ci sono loro, poi torneremo a tifare tutti insieme per la nostra Inter”.