S.O.S. centrocampo. L’Inter è alla disperata ricerca di un mediano. Più che uno spunto di mercato o una volontà tattica, è una constatazione matematica. Come detto e ripetuto, l’Inter, al momento, non è affatto fornita adeguatamente lì in mezzo al campo, nel ruolo in cui un certo Gabriele Oriali ispirava una canzone bella e fortunata di Luciano Ligabue.
Lo stiamo ripetendo da settimane, mesi, quasi fosse un mantra. L’ha detto chiaramente, con schiettezza disarmante, Andrea Strmaccioni nel post-Hajduk: “Ci manca un centrocampista”. Forse due, per fare i pignoli, ma non pretendiamo troppo.
Partiamo da chi non c’è. Il vecchio leone Dejan Stankovic è ai box per il noto problema al tendine d’Achille, che l’ha costretto all’intervento chirurgico sul finire della scorsa stagione. Deki resta un punto di riferimento imprescindibile per lo spogliatoio nerazzurro, ma non si può negare che considerarlo intoccabile è un’eresia. Il serbo va tutelato e centellinato, come il vino buono. Magari sfornato nelle occasioni che contano. Purtroppo, però, contro l’età e gli infortuni tutti dobbiamo fare i conti e nessuno sfugge alla regola naturale. E non vuol dire essere ‘bolliti’. Stesso discorso per Cambiasso, fiaccato da anni di battaglie. Se a ciò aggiungiamo il crociato rotto di Mariga e la giovane età di Obi (che poi non è propriamente un mediano), ecco che lì in mezzo resta il solo Fredy Guarin, con Mudingayi defilato sullo sfondo.
La realtà ci parla di Nigel De Jong e Paulinho come gli affari più vicini e più discussi. Eppure, a vederci bene, i due sono piuttosto differenti.
L’olandese, classe 1984, appare il più raggiungibile, sia perché ha intenzione di non ripetere una stagione da comprimario nel City (21 presenze per uno che si sente titolare dalla nascita restano poche), sia per i costi relativamente poco elevati. Tra l’altro, Mancini ha chiuso poche ore fa l’acquisto dall’Everton di Rodwell, forse un chiaro segnale in tal senso, sebbene De Jong abbia giocato da titolare il Community Shield (da evidenziare che mancava il titolare Barry). Nel suo caso, però, pesa e non poco l’ingaggio elevato (3 milioni).
Meno esose le esigenze di Paulinho, più elevate quelle del Corinthians. Dopo essere stati a un passo dal matrimonio, Inter e Paulinho sembrano tornati vicini, o almeno questo è quanto racconta radiomercato. La fine della trattativa fu giustificata dal diretto interessato con la volontà di disputare il Mondiale per Club con la sua squadra attuale, ma non è detto che un affondo maggiormente deciso degli emissari nerazzurri non lo facciano vacillare. Però lo scenario ora è mutato per il discorso cartellino: col Corinthians si era chisuo tutto per meno di 10 milioni, ma ora ne servono almeno 15.
Tutti, oggi, si divertono a mettere in corsa De Jong e Paulinho per il nome del centrocampista cercato da Branca e chiesto da Stramaccioni. Ma tra i due c’è una sostanziale differenza, non solo economica: l’olandese è un uomo di rottura, con piedi poco raffinati, pochissimi gol nelle gambe, ma tantissima corsa e quantità. Al contrario Paulinho (classe ’88), pur essendo bravo nell’interdizione, è un centrocampista maggiormente propenso all’inserimento senza palla, alla costruzione del gioco e al cambio di ritmo (di idee, più che di gambe). Insomma, un paragone tra i due è improponibile e, riascoltando attentamente l’identikit nascosto tracciato da Stramaccioni, ci accorgiamo facilmente che il profilo più aderente ai desideri del tecnico sarebbe quello del brasiliano.
Una bella differenza, perché potrebbe significare una rinuncia a De Jong a prescindere dall’andamento della trattativa per Paulinho. E, al contempo, una via alternativa da trovare se dovesse saltare nuovamente l’assalto al giocatore del Coritnthians. Da trovare o già trovata, ma non svelata.
[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]