Come a Udine, Stramaccioni si affida ai suoi due creativi per supportare l’unica punta, nella fattispecie, udite udite, Giampaolo Pazzini. Decisamente più abbottonato Beretta, che all’attacco nerazzurro oppone 5 difensori, ma in avanti ritrova la coppia Mutu-Iaquinta, quanto basta per impensierire Castellazzi, sostituto last minute di Julio Cesar. Propositiva sin dall’inizio, l’Inter prova a costruire passo dopo passo, con pazienza, facendo salire più giocatori e affidandosi al talento dei trequartisti, bravi playmaker. Proprio uno di loro, Alvarez, fa correre i primi brividi sulla schiena di Antonioli, con un sinistro a pelo d’erba che lambisce il palo. Questo è solo l’inizio, perché la porta romagnola rischia seriamente l’illibatezza prima con Pazzini (che spara su Antonioli da un centimetro) e poi con Maicon, che non sfruttano ottime incursioni centrali.
Proprio centralmente i nerazzurri sembrano in grado di pescare il jolly, grazie a rapide verticalizzazioni finalizzate a scavalcare la linea difensiva del Cesena. Il moto perpetuo dei tre davanti priva infatti gli ospiti di punti di riferimento, ma allo stesso tempo toglie ai nerazzurri posizioni garantite dalle parti di Antonioli. Il gol dell’Inter comunque sembra sempre nell’aria, ma manca il proverbiale soldino per fare cifra tonda. Si arriva così allo scadere dei primi 45 minuti, con Antonioli che para con la faccia un sinistro ravvicinato di Lucio, destinato al fondo del sacco e costringe i padroni di casa a un deludente (più nello score che nel gioco) 0-0 all’intervallo.
L’avvio di ripresa è da stress psicologico, con Iaquinta, nel mezzo di due palle gol occorse a Pazzini e Alvarez, che si beve uno spaesato Ranocchia e coglie la traversa a tu per tu con Castellazzi, abbassando notevolmente la temperatura di San Siro. Temperatura che diventa glaciale al 56’, quando in contropiede il Cesena trova il gol con un destro a incrociare del liberissimo Ceccarelli. Vecchi fantasmi su San Siro, fugati pochi secondi dopo da un sinistro di Obi che, sporcato da una deviazione, manda Antonioli dalla parte sbagliata: il più classico dei botta e risposta, insomma.
Gli ingressi di Milito e Zarate per Pazzini e Alvarez mirano a dare freschezza all’attacco interista, che punta meno sull’equilibrio tattico e più sul pressing offensivo, quasi selvatico. Selvatico, come l’azione che al 72’ porta al sorpasso nerazzurro: lancio dalle retrovie per Milito, sinistro respinto da Antonioli; tap-in di Zarate, respinto dal muro difensivo; tocco di testa vincente dello stesso Zarate, servito al bacio e con grande intelligenza da Guarin, che non si fa attrarre dal terzo tiro consecutivo nel giro di pochi secondi. Batticuore allo stato puro, che in soldoni si traduce in un vantaggio a lungo cercato e strameritato per i padroni di casa.
Per restituire equilibrio alla sua squadra, Stramaccioni inserisce Poli togliendo l’applauditissimo Sneijder e passando ad un più tranquillo 4-4-2. Quanto basta per arrivare indenni al 94’, momento in cui l’arbitro Romeo fischia la fine di un match più duro del previsto, ma che tiene assolutamente in corsa l’Inter per il terzo posto Champions. Ci siamo, avanti così.
[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]
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