Le ultime cifre sono indicative anche della decisione del club di sostituire Julio Cesar. Il brasiliano è ancora un tesserato nerazzurro, ma l’ingaggio dello sloveno testimonia la volontà del club di rivoluzionare un ruolo delicatissimo come quello del portiere, dopo sette anni di Julio Cesar, subentrato gradualmente a Toldo per poi prenderne totalmente il posto nell’undici titolare. Ora tocca a JC lasciare la mano al collega, più giovane di lui di 5 anni. E se questo dettaglio non bastasse, si pensi ai costi d’ingaggio che si sobbarcherà la società di Corso Vittorio Emanuele: 16 milioni lordi per i prossimi 4 anni, quando al brasiliano, per gli ultimi due di contratto, ne avrebbe dovuti versare 18. Il costo del cartellino verrà ammortizzato in più bilanci, come le regole finanziarie consigliano.
Nonostante tutta la stima e l’affetto possibile nei confronti di Julio Cesar, uno degli eroi della storia recente nerazzurra nonché amatissimo dai tifosi, è giusto sottolineare i plus di Handanovic nei suoi confronti: 5 anni in meno; stipendio nettamente più basso; integrità fisica (JC da qualche tempo soffre per la schiena e per il gomito) e nazionalità ‘europea’, che non lo obbligherebbe, per rispondere alle chiamate della propria selezione, a viaggi ultraoceanici assai stancanti. Diversi, dunque, i motivi che hanno portato la dirigenza interista a puntare su Handanovic, investendo anche una cifra non certo irrilevante alla luce delle disponibilità finanziarie del club. Adesso il ‘problema’ sarà convincere Julio Cesar che la sua avventura all’Inter è giunta al termine, perché più volte l’Acchiappasogni ha fatto sapere di voler rimanere a Milano. Serve grande tatto per non ‘maltrattare’ psicologicamente una persona che ha dato tanto alla Beneamata, ma l’arrivo di Handanovic rappresenta un chiaro messaggio anche per lui.
Perché fare un investimento su un nuovo portiere, quando c’è già in rosa uno dei migliori a livello internazionale (Julio Cesar) e i reparti che richiedono forze fresche sono altri? Si è trattata di un’opportunità che l’Inter ha colto, poco importa se le priorità fossero altre. Attendere oltre avrebbe esposto al rischio di perdere Handanovic, ufficiosamente sul mercato (a Udine hanno già richiamato Brkic). Le tempistiche, e questo caso lo conferma, le impone il mercato, non sono scelte autonome delle società. Altro punto interrogativo legato a questa operazione: perché spendere 11 milioni e cedere metà Faraoni per un nuovo portiere, quando in orbita nerazzurra figurano estremi difensori come Viviano, Bardi e Belec, decisamente più economici dello sloveno? Considerando che Bardi e Belec non sono ancora considerati maturi per una responsabilità di questa portata, l’unica alternativa poteva essere Viviano, a metà tra Inter e Palermo. Ma nei suoi confronti l’atteggiamento della dirigenza è sempre stato freddino.
Si pensi infatti che ufficialmente il portiere toscano non ha mai vestito la maglia dell’Inter e che, nel giugno 2011, alle buste, solo un errore del d.g. del Bologna Carmine Longo permise all’Inter di riscattarlo. Ma in realtà, considerate le offerte inserite nelle rispettive missive (4,2 Inter, 4,7 Bologna), si è capito subito che a Milano non c’era particolare interesse nel riscattare questo portiere, salvo poi ritrovarselo in rosa e cederne metà al Genoa in cambio della metà di Kucka poche settimane dopo. A gennaio scorso, poi, ripresosi dalla rottura del crociato durante la fase di preparazione estiva, Viviano è passato in comproprietà al Palermo, situazione attualmente ancora in corso. Una sorta di ‘pacco postale’, insomme: ecco come l’Inter ha considerato il portiere toscano. Improbabile, dunque, che potesse essere lui il dopo Julio Cesar, alla luce di queste premesse.
Virata decisa su Handanovic, dunque, uno dei migliori portieri del nostro campionato (porta inviolata 31 volte nelle ultime 73 partite, recordman), personaggio carismatico, sguardo glaciale che non lascia trasparire alcuna emozione e prestazioni sempre all’altezza delle aspettative. È a lui che l’Inter affiderà la prossima maglia numero uno, scaricandogli sulle robuste spalle un’eredità pesantissima, quella di Julio Cesar. Eredità che però deve essere ancora definita con l’addio al brasiliano. E non si tratta di un problema da poco.
[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]
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