Inter: genesi di un esonero

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logo-inter“Beware the Ides of March”. Ovvero “Guardati dalle Idi di Marzo“, come scriveva Shakespeare a proposito dell’avviso di Spurinna a Giulio Cesare prima delle leggendarie pugnalate. Era intorno al 15 marzo – le Idi, appunto – quando un altro romano, meno famoso di Cesare, ha iniziato ad avere avvisaglie su un destino prossimo non proprio allettante. Andrea Stramaccioni avvertiva i sentori di un’idea di esonero che iniziava a prendere forma nella testa di Massimo Moratti e dei suoi collaboratori più stretti. Il suo Bruto era interno, in società c’era chi sin da febbraio spingeva per una soluzione che portasse al cambiamento in direzione Walter Mazzarri, abile a far captare all’ambiente la sua idea di lasciare Napoli senza rinnovare già dall’inizio del nuovo anno. Su FcInterNews.it ve lo abbiamo raccontato, il sottoscritto e il collega Guglielmo Cannavale, proprio da quei giorni di inizio marzo. In mezzo a tante frecciate di chi non ci credeva, ma fa parte del gioco.

Da quel momento in poi, infatti, è iniziata la parte tendente alla fiction. Cento Vetrine o Beautiful ai tempi di Giulio Cesare non c’erano, adesso fortunatamente siamo un po’ più esperti. Mai fidarsi di dichiarazioni ambigue, incerte, tutt’altro che perentorie. Mentre l’Inter crollava di domenica in domenica smarrendo l’Europa, presa a pallonate da chiunque e con un’infermeria più popolata di New York, la linea di Moratti non è mai stata decisa. Mai, insomma, lo abbiamo sentito dire: “Stramaccioni è e resterà anche il prossimo anno l’allenatore dell’Inter”. Si è limitato a qualche “sì, sì, mi chiedete sempre le stesse cose” sorridendo, abbinato a qualche dichiarazione che invece tendeva da ben altre parti, come quel “Branca e Stramaccioni? Mi andrebbe bene così, ma con altri risultati”. Insomma, palese come Strama confermato non fosse. E il primo a saperlo era naturalmente lui stesso: parlava di progetti futuri studiati con la dirigenza in tempi non sospetti, di moduli e di giocatori, nelle ultime settimane iniziava a sperarci seriamente. Ma non a caso ripeteva sempre: “Ne parlerà il mio presidente”. Un controsenso, se secondo qualcuno lo aveva già confermato con quelle dichiarazioni (mai perentorie) del tipo “abbiamo un allenatore”, “pensiamo al nostro allenatore”. Quelle non erano conferme, anzi: erano certezze di una situazione fortemente instabile. Parole come quelle di Piero Ausilio domenica sera (“Stramaccioni ha un contratto fino al 2015”) che mai hanno garantito la certezza sulla panchina. Che da quando non è stata smentita la notizia di Mazzarri è diventata praticamente libera, le pugnalate preannunciate alle Idi di Marzo si sono materializzate.

Moratti, insomma, non ha cambiato idea. Aveva lasciato tutto in divenire senza confermare il tecnico fino a fine stagione, ma con la convinzione di non poter tenere sulla panchina chi ha perso 16 partite di campionato con la seconda peggior difesa. Stramaccioni non poteva non sapere che esistesse una concreta possibilità di esonero, mediaticamente ha saputo gestire la situazione senza farlo trasparire (quasi) mai, dicendosi convinto della conferma. In cui sperava, ma della quale non aveva garanzie. Intanto parlava di progetti e programmi con Branca e Ausilio, “poi vedrà Moratti, deciderà Moratti”, ripeteva. E Moratti ha deciso per l’esonero. Difficilmente poteva dirlo prima, a stagione in corso, avrebbe compromesso un’annata già disastrosa. Oggettivamente dispiace per un allenatore sfortunato in tante circostanze, un enfant prodige dopo sei mesi non può diventare un incapace. Forse, semplicemente, ha avuto troppo presto una Ferrari non appena aveva preso la patente; si è illuso di poterne restare alla guida seppur sapesse non fosse certo, sperava nella bontà del presidente (seppur sapesse da marzo di questa possibilità esonero, lo ribadiamo, poi comunicato in via informale da domenica sera al tecnico), che però avrebbe legittimato un anno disastroso mantenendo l’allenatore che lo ha portato al nono posto col record di peggior Inter sotto la gestione Moratti targata Massimo. Stramaccioni ha avuto in parte le sue colpe (non complessive, sia chiaro) e ha pagato quasi per tutti, nel calcio funziona spesso così: i risultati prima di tutto, altrimenti si arriva alla storia di un esonero nei pensieri già da mesi.

Di sicuro, Strama adesso bisogno di creare un suo staff che sia all’altezza, perché fino a quel momento gli infortuni (quelli muscolari, s’intende) non saranno un alibi bensì un’aggravante. Proprio lo staff di Walter Mazzarri sta incidendo tanto in quella che sarà poi la scelta ufficiale della società. E’ chiaro però – al di là delle smentite – che si va verso l’allenatore che non è mai stato esonerato in 7 anni di Serie A, facendo un miracolo a Reggio Calabria, archittetanto una Sampdoria per poco non vincente in Coppa Italia, prendendo il Napoli distrutto di Donadoni rendendolo una macchina perfetta, trasformando Cavani in cigno da brutto anatroccolo, costruendo un Hamsik al livello di campione internazionale seppur fosse ancora giovane. E riportando una piazza come Napoli a vincere proprio la Coppa, dopo anni e anni. Insomma, un buon curriculum (ha anche lati negativi, avremo modo e tempo di parlarne), poi il resto è tutto da vedere perché l’Inter è un’altra storia. E non si passerà da squadra mediocre a vincente solo con un cambio in panchina.

Aspettando decisioni sul fronte società, Mazzarri – dopo la firma materiale sul contratto studiato già ieri con l’agente Bozzo – portererebbe con sé gli uomini del suo staff. Walter è già sicuro da domenica di essere il prossimo tecnico dell’Inter, il fattore staff è stato importante nel convincimento diretto di Moratti. Assistenti tecnici ma anche atletici, il preparatore Giovanni Pondrelli è il cardine dei 7-8 uomini che WM porterà con sé a Milano: al Napoli – ma anche prima a Reggio e a Genova – in questi anni pochissimi infortuni muscolari, davvero rarissimi i problemi fisici. Merito del metodo Pondrelli, l’uomo che studia un programma personalizzato per ogni giocatore, tratta i muscoli come una scienza, a Napoli ha fatto capolavori in questi anni. Vedremo se riuscirà anche a far cambiare la tragica tendenza degli infortuni che ormai l’Inter si porta dietro da mesi, Mazzarri di Pondrelli e degli altri suoi uomini (Frustalupi, Vigiani, Saccone, Papale, Nitti) si fida ciecamente. E per il futuro, potrebbe accorpare allo staff anche quel Morgan De Sanctis con cui ha un rapporto speciale. Avvertimento: anche per lo staff di Benitez si dicevano grandi cose, poi sappiamo tutti come è andata a finire. Aspettiamoli e vedremo, intanto l’antipasto – sul fronte assistenti – può convincere Moratti a sedersi a tavola e pasteggiare con Walter da San Vincenzo per il futuro della ricostruzione Inter. Per adesso, infatti, non decollano altre candidature.

Ricostruzione, appunto, che potrebbe passare anche dai leggendari investitori esteri che sondano il terreno per entrare in società. Da queste colonne vi raccontammo per primi dei sondaggi dall’Indonesia, diventati adesso una concreta realtà: incontro due giorni fa con delegati di Erick Thohir, telefonate continue, l’intelligence di Moratti e di Rinaldo Ghelfi sta studiando tutte le soluzioni, anche su altri fronti, con quello indonesiano particolarmente caldo. Perché Thohir ha proposto una nuova idea pur di arrivare a possedere il pacchetto maggioritario dell’Inter: iniziare da una base di quote bassa, poi arrivare al 51% nel corso del tempo. Lo ha già fatto acquistando parte di una squadra di basket americana, i Philadelphia 76ers, lo ha proposto anche a Moratti assicurando garanzie anche sull’intenzione di lavorare sul fronte nuovo stadio (voleva già farlo al suo DC United, bloccato dalla burocrazia e non da suoi problemi economici come si è detto). Secondo indiscrezioni, il cambio in panchina sarebbe anche dettato dal voler dare l‘immagine di una società che non accetta di arrivare nona perché si chiama Inter. Necessario cambiare anche per quello? Una tesi galoppante, lo scopriremo più avanti. Perché adesso Thohir aspetta risposte, come le aspettava anche Stramaccioni direttamente da Moratti. Si vedranno presto, intanto Strama ha avuto le risposte peggiori, era convinto di sé seppur consapevole della possibilità di ricevere pugnalate a fine anno. E poi è arrivata quella telefonata che non avrebbe mai voluto sentire. Guardati dalle Idi di Marzo, l’arma non è un pugnale ma un iPhone. Chiedete a Giulio Cesare se forse è meglio così.

[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]