I giorni più caldi, quelli per i quali, stando ai classici bene informati, il presidente Massimo Moratti sta addirittura perdendo il sonno. Perché in ballo c’è una questione che, c’è da scommetterci, va al di là del semplice fatto economico e lavorativo: c’è in ballo una questione di famiglia. Del resto, lo sanno anche le piante che circondano la villa di Imbersago: l’Inter, per la famiglia Moratti, è qualcosa di più di una squadra di calcio. L’Inter è un bene affettivo, un qualcosa che va molto, molto al di là della semplice questione da tifoso-appassionato. Il ritorno di un Moratti alla guida della Beneamata fu salutato proprio in questi termini, e anzi per Massimo il legame è stato ancora più forte rispetto al padre Angelo: legame che lo ha portato a dare tutto se stesso, spesso con risultati inversamente proporzionali alle aspettative, fino al momento in cui è stato ampiamente ripagato. Dopo tanti anni, poi, qualcosa è cambiato: sicuramente per fattori esterni, magari anche per questioni più ‘personali’, ma Moratti a un certo punto ha pensato di chiedere aiuto, di sondare il campo alla ricerca di nuovi partner ai quali cedere una quota della società. Per trovare nuovi fondi, per avviare il fatidico progetto dello stadio nuovo, per ridare sfarzo e vigore all’Inter.
Si sperava di poter fare qualcosa coi cinesi, ma tra un cavillo e l’altro tutto è andato a farsi benedire dopo l’accordo annunciato forse con un po’ troppa fretta in una calda sera d’agosto. Poi è iniziato il mega-sondaggio intercontinentale, sono arrivati i primi dossier da scrutare. Fino a quando, ad un certo punto, è spuntato dall’Indonesia lui, l’uomo del momento: Erick Thohir, il Berluschino dell’Estremo Oriente, colui che ha nelle mani un impero mediatico non indifferente e con un padre proprietario di un colosso dal fatturato stratosferico. Lui, l’uomo dal volto pacioso (che in tanti hanno subito associato al rapper coreano Psy, quello di Gangnam Style) e dalla volontà di ferro, l’uomo in grado di far saltare il banco mettendo sul piatto l’offerta più allettante, quella che potrebbe portarlo addirittura al possesso del pacchetto di maggioranza se non della totalità delle azioni. Insomma, la mira di Thohir sarebbe non solo quella di diventare proprietario di parte delle quote societarie, ma quella di diventare il proprietario dell’Inter, magari anche da subito.
Per chi si aspettava offerte legate ad una percentuale inferiore, è stato senz’altro un colpo inaspettato, come quando si ha in mano un poker e l’avversario, com’è come non è, ti sbatte in faccia scala reale. E Thohir pare fermo sulle proprie intenzioni, pur non dando dei veri e propri ultimatum. Anzi, già pregusta la sua nuova avventura italiana, lui che negli States ha già in mano una franchigia Nba e una della Mls, al punto da tweettare di voler imparare presto l’italiano dopo i numerosi messaggi giunti dai tifosi nerazzurri; e prepara grandi progetti, dal mercato fino allo stadio. E nel frattempo, il mondo interista si spacca; c’è chi non vede l’ora, attende con ansia l’arrivo di questo mecenate e del suo bel malloppo sognando di rivedere un’Inter grandi firme; chi ci va coi piedi di piombo; chi, semplicemente, non vede di buon occhio l’arrivo di uno straniero che poco sa dell’ambiente italiano e si terrebbe stretto il presidente più vincente della storia nerazzurra (tralasciando in tutto questo i curiosi appelli in tal senso che giungono da sponde opposte, forse dettati, oltre che dall’affetto verso la figura di Moratti, dal timore latente di rivedere un’Inter potente e vincente).
Ma tutti i sogni, le ambizioni, i progetti, le ansie, devono fare fronte con un unico, ma potente, ostacolo: la volontà definitiva di Massimo Moratti. Il perché è stato scritto prima: non è una cosa semplice, non è come cedere quote della Saras ai russi di Rosneft; dentro questa operazione ci sono in gioco ben altri valori, che in un calcio assetato di denaro come quello odierno sembrano smarriti chissà dove e che invece in Moratti sono ancora ben vivi. Anche se tutto l’affetto del mondo non può prescindere da quelle che sono le difficoltà attuali, i bilanci in rosso intenso, una squadra che tre anni fa era in cima al mondo e che quest’anno un pizzico di competizione internazionale potrà assaporarla in un torneo estivo negli Stati Uniti. Moratti non è uno che molla, anzi nei momenti difficili, come disse in un’intervista rilasciata qualche mese fa proprio ai nostri microfoni, la voglia di restare in sella al destriero aumenta. Ed è per questo che vorrebbe cedere alle proprie condizioni, aprendo le porte gradualmente al ricco magnate di Jakarta. Il desiderio di un addio meno traumatico, magari con lo stadio nuovo da regalare ai propri tifosi, che si scontra con le bramosie di Thohir.
Non sono giorni facili, per Massimo Moratti: per l’uomo, per il presidente, per il primo tifoso di questa società. Distaccarsi subito sarebbe indubbiamente un trauma non da poco, dall’altro canto ridimensionare o addirittura respingere un’offerta che porterebbe giovamenti al club vorrebbe dire dover garantire un impegno importante per evitare di rimpiangere la scelta fatta, cosa che forse Moratti non è più in grado di fare come magari avveniva un tempo. Ma proprio perché c’è in ballo il futuro della sua Inter, della sua creatura, l’invito al presidente è quello di ascoltare il proprio cuore. Decida lui se se la sente di andare avanti su questa strada, accettando quindi di affrontare tutti i rischi e le opportunità del caso, di stringere i denti e di assicurare da solo un progetto importante e un futuro radioso; oppure, di aprire le porte alla rivoluzione storica, magari portando Thohir a più miti consigli perché Thohir di Moratti ha indubbiamente bisogno per potersi garantire un più morbido approccio in un mondo come quello del calcio italiano. Moratti, insomma, deve decidere il bene dell’Inter: deve essere così, sicuramente sarà così.
[Christian Liotta – Fonte: www.fcinternews.it]