L’Inter vince e spuntano subito paragoni irriverenti. Quello tra Stramaccioni e Mourinho, ad esempio, veicolato dalle parole dei giocatori e alimentato in qualche modo da quelle di Moratti. Oppure quelli tra il nuovo sistema adottato dal tecnico nerazzurro e quello applicato dall’ex Gasperini. In tutto questo resta il dato fondamentale: l’Inter ha trovato una sua stabilità e fa paura.
STRAMOU – Abile Stramaccioni a divincolarsi dall’accostamento con l’allenatore lusitano. Un avvicinamento pericoloso per chiunque, e che ha giù mietuto vittime illustri nel recente passato. Ma lui, Andrea, sarà anche giovane, eppure è già piuttosto scaltro. Va per la sua strada, prende quello che di buono c’è e cerca di rimediare agli errori. Sintomo di grande intelligenza, la stessa che gli riconosce a ogni dichiarazione il presidente.
STRAGASP – E se il paragone con Mourinho appare eccessivo (e lo è per il 99% degli allenatori), quello con Gasperini, francamente, del tutto sballato. Basta un numeretto, il 3, per definire simili due sistemi di gioco? No. Decisamente no. In tanti vedono similitudini tra il nuovo 3-5-2 (o 3-4-1-2) di Stramaccioni e il famigerato 3-4-3 di Gasperini, ma la differenza è abissale.
Primo punto: evidente come una linea mediana a 5 sia differente da una a 4. Lo scorso anno, ad esempio, i due centrocampisti centrali erano costretti a sorbirsi lunghe sgroppate senza più avere la benzina per farlo ed essendo quindi esposti a magre figure (ad esempio Cambiasso). Ora le linee più strette e un raccordo maggiore tra i reparti consente a tutto il comparto di restare più coeso e muoversi da blocco unico, ottimizzando le energie di ciascuno.
Punto secondo: se da un lato Gasperini, pur non avendo uomini adatti, forzò il suo 3-4-3 come un dogma tattico, dall’altro Stramaccioni è arrivato al nuovo sistema di gioco attraverso un processo di comprensione dei limiti e delle qualità della rosa. Chiara la differenza di concepimento e ricezione del modulo da parte di tutti i protagonisti, dal presidente Moratti ai giocatori. Che hanno digerito benissimo la difesa a tre anche per questo motivo. Senza contare le caratteristiche specifiche dei giocatori: ad esempio, Cassano agisce da seconda punta, mentre lo scorso anno Castaignos o Forlan o Zarate dovevano fare pure gli esterni bassi.
IL 10 DOVE LO METTO? – La domanda di qualcuno ora è: e Sneijder? Dove andrà quando sarà tornato dall’infortunio? Come dimostrato dai primi minuti di Verona con il Chievo, col 3-5-1-1 l’olandese diventa il raccordo tra la mediana e la punta. Un ruolo che in teoria ci sta, ma che poi in pratica, viste le qualità specifiche di Wes – spesso portato a prender palla da dietro – crea uno scompenso tra l’attacco e il resto della squadra. Non a caso, si può pensare, Stramaccioni sta insistendo più sul 3-4-1-2, magari proprio in vista dell’impiego futuro del numero 10 orange. In tal caso, Sneijder galleggerebbe proprio nella sua posizione prediletta, ossia tra due mediani che lo coprono e due attaccanti da innescare. Il tutto senza particolari compiti di copertura e senza che un suo arretramento costi metri di disavanzo con il reparto offensivo. Un vestito ad hoc per lui, come lo era il 4-2-3-1 di mourinhana memoria.
[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]