Inter, il punto: quanta responsabilità su quel rigore

Il calcio di rigore è perfido. Quando lo assegnano a favore esulti come se la tua squadra avesse già segnato e invece passano interminabili minuti dalla rincorsa del giocatore incaricato, l’impatto con il pallone e l’eventuale trasformazione. Sì, eventuale, perché i rigori vanno segnati. Non condivido quando si parla di lotteria nel momento in cui si decide, che so, una finale di Champions o una finale mondiale. Chi vince è stato più bravo, con i piedi e con la testa. Chi perde, deve recitare il mea culpa senza appellarsi alla sfortuna. I rigori di solito vengono realizzati quando chi tira ha la mente da una parte sgombra da preoccupazioni, dall’altra ferocemente concentrata su un atto che esula dal contesto della gara.

Diego Milito è un pezzo indelebile della storia vincente dell’Inter e non sono d’accordo con chi pensa che ormai sia un oggetto d’antiquariato, pur prezioso. I campioni sanno da soli quando bisogna dire basta, non può sentenziare nessun’altro. Ma sabato sera la logica ferrea avrebbe dovuto stopparlo. In panchina da tempo, entrato da appena sei minuti, Milito non era fresco, era ancora da “scartare”. E poi non era un rigore qualsiasi sul 2-0 a favore. Era un rigore che aveva scatenato la standing ovation solo per il fatto che fosse stato concesso dopo un anno e l’ultima occasione per vincere una partita che ci stava facendo vivere l’ennesima beffa casalinga e che invece andava vinta per forza.

In quel momento Milito, decidendo di tirare davanti alla sua gente, ha voluto sfidare se stesso, chiedendo al famoso specchio delle sue brame chi fosse il più bello del reame, ma danneggiando inconsciamente la squadra. Guardavo la partita in Tv accanto a un vecchio compagno di fede. Confesso, quando ho visto il Principe impossessarsi del pallone, ho iniziato a imprecare con il mio vicino che diceva: “Ma perché? Milito è un freddo….”. Sperando in modo isterico di sbagliarmi, avevo davanti l’immagine poi divenuta amara realtà: tiro molle, centrale, a mezz’altezza, parato da Curci. Poi l’inquadratura crudele su un volto triste, rassegnato, impotente. In  tribuna gli sguardi perplessi di Thohir e dei suoi amici indonesiani.

Diego Alberto Milito non merita di finire la sua storia con l’Inter in questo modo, lui è il cecchino infallibile del Triplete, va salvaguardato e coccolato. E allora, se ci sta che i vari Hernanes, Palacio, lo stesso Icardi non lo abbiamo voluto contraddire in segno di rispetto per la storia, toccava all’allenatore decidere, in primis per il bene dell’Inter, per poi proteggere lo stesso Milito che ora subisce anche insulti da qualche idiota che dice di tifare Inter. Si dice di Mazzarri, come peraltro di tutti gli allenatori, che sia un maniaco dei dettagli. Questo mi sembrava un dettaglio molto importante. É chiaro che il 2-2 di Inter-Bologna non può essere ridotto al calcio di rigore fallito, purtroppo l’allarme l’avevo lanciato nell’editoriale post-Livorno, quando non mi definivo per niente tranquillo nonostante si affrontasse un avversario sull’orlo del precipizio.

Sabato scorso a San Siro sono emersi i soliti difetti di una squadra che gira a strappi. A volte sembra migliore della volta precedente e schiaccia l’avversario, subito dopo subisce ripartenze letali inspiegabili. Nel mezzo vivacchia senza indirizzare la partita. Tutto questo nella notte che ha invece consacrato Maurito Icardi bomber vero. Bello il primo gol al volo su cross di Nagatomo, meraviglioso il secondo con una preperazione, una coordinazione e un tiro da antologia. Da trovare nella pagina tot del manuale del calcio, direbbe Altafini. Radiomercato ci riferisce di vari interessamenti per il ventunenne argentino, mentre l’Inter è alla ricerca di un attaccante. Speriamo che i responsabili di mercato valutino bene tutta la sitazione insieme al tecnico per non sbagliare strategie.

Intanto mancano sei partite al termine. Esaurite quelle che sembravano facili e che hanno fruttato solo tre punti, da domenica si alza l’asticella con la trasferta di Genova contro la Sampdoria ferita dalla sconfitta in casa della Lazio. L’Europa League è tutta da conquistare, per di più se ti giri un attimo vedi fastidiosi colori rossoneri distanti solo 5 punti e con un derby da giocare alla terz’ultima giornata. Sveglia ragazzi.

[Maurizio Pizzoferrato – Fonte: www.fcinternews.it]

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