Castellazzi, Nagatomo, Samuel, Silvestre, Zanetti, Cambiasso, Gargano, Guarin, Cassano, Milito, Palacio, e ancora Obi, Mudingayi, Stankovic e Mbaye. Una squadra di tutto rispetto che potrebbe lottare per le prime posizioni in classifica, con una panchina di tutto rispetto. E invece è semplicemente la lista dei 15 infortunati che stanno falcidiando l’Inter, in cui i calciatori sani si contano ormai sulle dita di due mani: undici i titolari esclusi i portieri a disposizione di Stramaccioni, che per forza di cose ha dovuto aggregare alla squadra diversi Primavera per coprire almeno una panchina che altrimenti resterebbe tristemente e pericolosamente vuota. Ad oggi sono i giovani l’unica alternativa cui può affidarsi il tecnico per avere qualche alternativa alla prima squadra. Il problema è che siamo entrati in un circolo vizioso per cui i titolari, sempre meno, saranno costretti a un impiego extra che inevitabilmente porterà a un sovraccarico muscolare e ad altri rischi di infortuni.
Sembra una maledizione, oramai da diversi mesi ad ogni partita la lista infortunati si allunga, per fortuna mancano solamente quattro partite alla fine del campionato e c’è poco da stare allegri: riprendendo la lista di cui sopra, degli undici disponibili, cinque sono difensori, quattro centrocampisti e una sola punta (più Handanovic), il che vuol dire che in caso di nuova defezione (facendo i debiti scongiuri) toccherà ai Primavera andare in campo. Sembra una maledizione si diceva, perché a memoria non si è mai vista una simile ecatombe in una sola squadra, in una sola stagione (4 sofferenze al tendine d’Achille sono da Guinness dei Primati). Troppo semplice addossare tutte le responsabilità al preparatore atletico, che evidentemente avrà le sue colpe, ma va anche ricordato che non è di sicuro alla sua prima esperienza all’Inter e nelle scorse stagioni non si sono verificate tutte queste defezioni. Di certo si è trattato di un insieme di fattori: qualche scelta sbagliata in fase di preparazione, alcuni giocatori già predisposti all’infortunio, sovraccarico muscolare per altri, mettiamoci anche qualche episodio sfortunato che può capitare in ogni squadra: ecco che per una congiuntura astrale che vede concentrare una serie di episodi sfortunati tutti nello stesso momento, assistiamo a un’ecatombe senza precedenti.
Evento raro per la legge dei grandi numeri, reso ancor più straordinario dalla coincidenza con una serie di risultati sfavorevoli che in casa nerazzurra non si verificavano dal 1946-47: sicuramente una parte del “merito” è da dare anche ai tanti infortunati, ma il tutto concorre a produrre una stagione negativa sotto tutti i punti di vista che potrebbe anche chiudersi senza alcuna qualificazione alle coppe europee. Anzi è già un miracolo che l’Inter sia ancora in corsa per un posto in Europa, il che la dice tutta sulla mediocrità di questo campionato. Non sarebbe male per fare tabula rasa e ripartire davvero da zero, con un nuovo progetto, nuovi innesti, concentrandosi solo sul campionato e cercando di ricostruire un ciclo dal basso.
L’emblema di questa stagione da dimenticare in fretta è sicuramente l’infortunio di Zanetti, un iron-man che alla soglia dei 40 anni è stato l’ultimo a cadere nella tonnara degli infortunati, sempre presente e mai messo al tappeto fino ad ora. Come un segno del destino che ti avvisa che è ora di cambiare qualcosa, che si è davvero giunti al capolinea e ci si può solo rialzare. Come si rialzerà il capitano, che come era prevedibile non accetta di chiudere la sua straordinaria carriera con un infortunio ma tornerà a giocare, sia solo per un’altra partita; come si rialzerà questa Inter, che di sicuro si riprenderà il posto in campionato che le spetta; anzi se il tutto fosse un film, il lieto fine potrebbe essere il suo rientro in campo in una partita decisiva per centrare un traguardo importante. Perché le vere bandiere continueranno a sventolare fino a quando ci sarà anche solo un alito di vento.
[Domenico Fabbricini –