FORMAZIONI – Riecco Miro Klose dal primo minuto (mancava dal 3 novembre, si giocava Lazio-Cagliari), Pioli l’ha nominato attaccante da big match. Il tedesco c’era contro il Milan e la Juve, mancava solo la terza (ex)potenza del Nord Italia. Marchetti difende i pali biancocelesti, davanti a lui Basta, De Vrij, Cana e Radu formano il quartetto difensivo. In cabina di regia c’è Cristian Ledesma, ai suoi lati si muovono Parolo (al rientro dopo un turno di stop per squalifica) e Lulic. In avanti, a supporto dell’ex Bayern Monaco, ci sono Stefano Mauri e Felipe Anderson. Se tra le fila della Lazio le sorprese sono nulle, Mancini al contrario mischia le carte all’ultimo. Fuori Medel, dentro Nagatomo, per quello che sembra essere un 4-4-2. Handanovic in porta, D’Ambrosio e Nagatomo presidiano le fasce, Ranocchia e Juan Jesus sono la coppia di centrali. La cerniera di centrocampo è composta da Kovacic e Kuzmanovic, Guarin e Dodò corrono sugli esterni. Nel tandem d’attacco agiscono Icardi e Palacio.
PRIMO TEMPO – Disinvolta, spigliata, a suo agio. La Lazio che scende in campo alla Scala del Calcio è una squadra brillante, affamata, che non ha intenzione di perdere tempo. Cross dalla sinistra di Radu, Felipe Anderson arpiona la sfera in area, elude l’intervento di Ranocchia e trafigge Handanovic con un sinistro formidabile. Sono passati solo due minuti. È una furia il numero 7 biancoceleste, sembra non aver colto la differenza tra il nerazzurro della maglia interista e quello degli spaesati atalantini che solo una settimana fa deponevano le armi all’Olimpico. Il brasiliano potrebbe addirittura raddoppiare al 6′, ma il suo destro al volo si perde alto d’un soffio. Le Aquile allentano la presa sul Biscione, il pubblico si accorge che in campo c’è anche l’Inter. O meglio c’è Guarin. Solito break del colombiano e consueto tentativo dalla distanza: Marchetti ostenta sicurezza nella presa. Gara frenetica, al 18′ già la prima ammonizione: se la prende Felipe Anderson, reo di aver sgambettato Nagatomo. Proprio il giapponese si presenta in area laziale e calcia a botta sicura, De Vrij devia in angolo. Tagliavento ha il giallo facile, nel mirino ci sono altri due laziali: prima Lulic viene sanzionato per un fallo su D’Ambrosio, poi tocca a Klose finire nella lista dei cattivi. Nel mezzo sempre Guarin spaventa Marchetti, l’illusione del gol fa esultare uno spicchio di San Siro. S’accende nuovamente Felipe Anderson, ancora una gemma. Questa volta di straordinaria bellezza. Fa tutto da solo il funambolo verdeoro: parte da metà campo, ignora Klose solo soletto, punta Juan Jesus e se lo beve. Il destro morbido che vale il raddoppio è l’ultimo atto della sua cavalcata. Squadre al riposo, la Lazio è in vantaggio per 2 a 0.
SECONDO TEMPO – Una squadra, l’Inter, deve riversarsi in avanti per recuperare. L’altra, la Lazio, deve gestire il vantaggio e perché no, provare a incrementrarlo. Il copione della seconda frazione di gioco sembra scritto. Al 56′ è sin troppo largo il braccio di D’Ambrosio su Klose. Giallo per l’interista, sostituzione per il tedesco. Anche se la staffetta con Djordjevic era ampiamente preannunciata. Forcing nerazzurro, Icardi non capitalizza un assist al bacio di Kovacic. Poco dopo, invece, è Marchetti a opporsi alla grande al tiro (deviato) di Kuzmanovic. Esce Lulic, entra Onazi. Pioli cerca di fornire forze fresche ai suoi ragazzi, improvvisamente intimoriti. Ma la rete dell’Inter arriva, ed è di quelle che entrano di diritto nella Galleria del Calcio. Corner di Kuzmanovic, la sfera s’impenna, al limite dell’area c’è Kovacic che al volo la infila sotto l’incrocio dei pali. Match riaperto, quando manca poco meno di mezz’ora al triplice fischio. La Lazio non si scuote, sembra non essere in grado di reagire. Mancini getta nella mischia il baby Bonazzoli (classe ’97), la mossa si rivela azzeccata. Il Primavera interista calcia una punizione dalla trequarti, il suo sinistro per D’Ambrosio è delizioso. L’ex Torino (forse con la mano) serve involontariamente Palacio, che da zero metri non può fallire. El Trenza torna a gioire dopo 225 giorni, l’Inter risorge dalle ceneri. E sulla spinta del suo pubblico sfiora il clamoroso sorpasso con Kovacic. Nel finale Djordjevic ha sulla testa la grande chance, ma non colpisce di prima intenzione e perde il possesso della sfera. Finisce la contesa, in casa Lazio è previsto un Natale di rimpianti.
[Andrea Centogambe – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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