Inter, le ragioni di una sconfitta che brucia: tra regali, poco equilibrio e…

Uno spettacolo per gli spettatori neutrali, una profonda delusione per i tifosi dell’Inter. Questa, in estrema sintesi, la trasferta palermitana dell’Inter all’esordio in campionato. Una sconfitta ricca di gol, 4-3, inaspettata considerando l’evoluzione del secondo tempo quando, sul 2-2, i padroni del campo erano i nerazzurri. Poi, però, due prodezze dalla distanza (Miccoli e Pinilla) hanno premiato oltre giustizia un Palermo coraggioso. Il primo dato che salta agli occhi è il numero di gol rimediati dall’Inter: 4. Cifra inaccettabile per una squadra che punta al titolo e che dovrebbe basare soprattutto sulla difesa il proprio cammino. Al Barbera si è vista un’Inter in versione Genoa gasperiniano: gioco offensivo, tante occasioni e risultati spettacolari, ma non sempre positivi. Siamo solo all’inizio, è vero, ma finora il tecnico non ha ancora convinto e questa debacle, per quanto spettacolare e immeritata, testimonia i limiti del suo credo calcistico. Al quale, ovviamente, si può porre rimedio con il trascorrere del tempo, ci mancherebbe.

Ma dove non ha convinto l’Inter di Palermo? Chiamando in causa il tecnico di Grugliasco, sorprende il modo in cui sconfessi una sua scelta richiamando in panchina uno Zàrate stralunato dopo poco più di mezz’ora. Una sostituzione così rapida tradisce un errore da parte del tecnico. In secondo luogo, gli enormi varchi concessi ai rosanero in avvio di primo tempo sottolineano le difficoltà di una difesa ancora poco affiatata. Il paradosso è che presi singolarmente i tre centrali si comportano benissimo, sono i movimenti corali che mancano. Il secondo tempo ne è una triste conferma, con due reti prese troppo facilmente e altre opportunità concesse ai padroni di casa, increduli di fronte a cotanta generosità. Guai a sparare contro la retroguardia senza coinvolgere anche il centrocampo, incapace a volte di fare muro contro le avanzate rosanero.

E il tridente? Assente ingiustificato fino alla rete in mischia di Milito, è stato maggiormente insidioso con il trascorrere dei minuti, soprattutto nel secondo tempo durante la fase di arrembaggio finale. Ma è proprio in questo periodo che l’Inter palesa altri limiti tattici, con uno sbilanciamento esagerato che costringe i pochi giocatori rimasti dietro a faticosi recuperi difensivi. Non ha senso far salire 7 giocatori nella trequarti avversaria quando si è ancora in parità. Va aggiunto che l’ingresso di Sneijder ha dato maggiore equilibrio alla squadra, così come la saggezza tattica di Forlàn che, intelligentemente, si è sacrificato anche in fase di ripiego. Peccato che così risenta in zona d’attacco della stanchezza accumulata 25-30 metri più indietro. Un dettaglio da non trascurare nelle prossime uscite di campionato.

Complessivamente, l’Inter non ha giocato male, anzi. Ha attaccato molto, ma lo ha fatto perché un assetto tattico poco equilibrato l’ha costretta a inseguire il risultato. I troppi regali concessi al Palermo hanno pesato alla lunga e hanno influito sull’esito del match. Chiaramente le reti di Miccoli e Pinilla non hanno nulla a che fare con le direttive di Gasperini, ma se sono costati la sconfitta significa che gli errori vanno cercati in quanto accaduto prima. È un delitto costruire tanto in attacco e concedere altrettanto dietro. Non sempre si può vincere segnando una rete in più dell’avversario, squadre organizzate meglio del Palermo potrebbero approfittare biecamente di distrazioni di tale portata. Dopo due sconfitte in altrettante gare ufficiali, dunque, è il caso di dare una sterzata a questa stagione: mercoledì c’è la Champions League, Gasp sa già di non poter più commettere errori.

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]

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