L’Inter dal canto suo è quasi fuori da ogni possibilità di rientrare in Europa. Distante otto punti dall’Atalanta di Gasperini, i nerazzurri, settimi con cinquantasei punti, con la sconfitta di ieri hanno iniziato a vedere i drappi di damasco chiudere il sipario. Un progetto da rifare, una squadra da ricostruire a partire dalle motivazioni. Una nuova società che dovrà investire sulla mentalità piuttosto che sborsare milioni su milioni e promettere bonus eccezionali in caso di vittorie.
Tutto sommato la partita di ieri è stata abbastanza divertente. Trenta tiri totali e molte occasioni da gol. L’Inter parte con il baricentro alto e pressa in maniera asfissiante il Napoli che nei minuti iniziali fatica a trovare l’equilibrio nella gestione del pallone. Poi le qualità tecnico-tattiche dei ragazzi di Maurizio Sarri emergono vistosamente.
Medel è decisamente più incisivo di Murillo, ma Mertens crea molti problemi nelle sfide in velocità. Il copione della partita nerazzurra può essere descritta con l’azione del gol subito. Una linea difensiva perfetta in termini di distanze e coperture, ma una sbavatura di Nagatomo, un piccolo calo di concentrazione, fa saltare tutto (e Callejon la butta dentro). Questa è stata l’Inter di ieri sera, brava nell’occupare le zone del campo ma disattenta, non concentrata a dovere per l’importante match che doveva affrontare.
Il Napoli invece gioca tutt’altra partita. Davanti si conoscono ormai a memoria e danno spettacolo i tre piccoletti con la palla al piede. Insigne, in giornata di grazia, illumina sulla fascia sinistra: imposta, spinge, dribbla e ritorna anche in difesa nei momenti di massima sofferenza, quasi non accusasse la stanchezza dei novanta minuti e delle oltre trentacinque partite giocate. La forza del Napoli, così come quella dell’Inter, sono le fasce anche se lo squilibrio fra gli interpreti si vede e non è un caso se il gol del Napoli parta proprio dalle fasce.
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