C’è una bella fortuna nella vittoria di Siena. No, non sto parlando del gol di Luc Castaignos arrivato proprio al 90′, quando lo 0-0 stava per essere chiuso in archivio. Quello di cui parlo riguarda gli 89 minuti precedenti alla rete dell’olandese. 89 minuti grigi, opachi, farraginosi, giocati all’insegna della frustrazione offensiva. Quella del Franchi è stata una partita che ha messo l’accento soprattutto sulla sterilità della fase offensiva nerazzurra, davvero quasi mai in grado di impensierire Brkic, se non in occasione di palle inattive.
Un’Inter così menomata nel reparto avanzato, siceramente, non la si vedeva da anni. E poco c’entra il modulo tattico proposto da Claudio Ranieri, visto che in questa stagione non è la prima volta che l’attacco nerazzurro stenta. Intendiamoci: sulla carta (o alla playstation), quello dell’Inter resta un attacco fortissimo. Pazzini, Milito, Forlan, Zarate e, da oggi, pure Castaignos. Senza contare la qualità offensiva di Sneijder, Alvarez e Coutinho. Il calcio, come qualsiasi altro aspetto della vita, sulla carta non conta nulla e il campo ha detto tutt’altro. Il campo, in questa stagione, ha detto che l’Inter non ha attaccanti in grado di fare la differenza. Un dato allarmante, perché, a memoria, non ricordo un anno in cui l’Inter era messa così male.
Colpe intrinseche, questioni di caratteristiche, infortuni vari, cali di forma: tante le attenuanti, ma il dato oggettivo resta. Ad oggi, in organico Ranieri non dispone di un attaccante in grado di ‘spaccare’ le difese avversarie.
Pazzini – E’ una grande punta, che però ha bisogno di assistenza continua. Senza cross, non riuscirà mai a mettere in mostra le proprie caratteristiche e il solo gol di Bologna (Champions esclusa) ne certifica la teoria.
Milito – L’ha detto pure lui: non è più lo stesso da due anni ormai. Si sbatte, lotta, è generoso, ma poi quando si tratta di metterla dentro qualcosa non va. E l’età che avanza non può essere una colpa sua.
Zarate – L’ex laziale non sta rispettando le attese, inutile girarci attorno. Prima messo fuori ruolo da Gasperini, poi qualche fiammata con Ranieri, ma nulla di più. E continua ad arrovellarsi in giocate fini a sé stesse.
Forlan – Lui non si è praticamente mai visto. Anche l’uruguaiano, con Gasp, è stato spesso dirottato con risultati scadenti sulla corsia esterna. Con Ranieri due buone prove (Bologna e Napoli), poi l’infortunio.
Castaignos – L’ex Feyenoord è troppo acerbo. Il gol di Siena può dare coraggio, ma non si può pensare di addossare su di lui il peso dell’attacco.
Insomma, per il mercato di gennaio, e anche in maniera più generale, in chiave Inter si tende a parlare di centrocampo e difesa da rifondare. Addirittura, spesso si cita anche Julio Cesar tra coloro che dovranno partire. A guardare bene, però, è la fase offensiva che soffre tantissimo, e la partenza di Samuel Eto’o ha complicato notevolmente i piani tecnici. Per questo motivo dico che l’Inter dovrebbe rinforzarsi in particolare proprio in attacco, acquistando un giocatore in grado di fare la differenza. Uno tipo Carlitos Tevez. Il club nerazzurro ne ha sempre avuti, basti guardare agli ultimi 40 anni: si è passati rapidamente da Boninsegna ad Altobelli, da Rummenigge a Ronaldo, da Vieri a Baggio, da Ibrahimovic a Eto’o. Da Milito a?
[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]