Tra una settimana esatta conteremo il passare delle ore e dei minuti con l’agitazione che comincerà un po’ a salire, perché saremo in procinto di presentarci a un appuntamento importantissimo: ci giocheremo la possibilità di salire sul tetto del mondo e questo non accade da più di 40 anni ormai. Ho la sensazione che si stia arrivando a questo appuntamento poco carichi, poco convinti dei propri mezzi. Statistiche e numeri alla mano, chiunque affermerebbe che questa non è più l’Inter dell’anno scorso, che non è competitiva allo stesso modo e che si è persa per strada insieme alla maggior parte dei giocatori: chi per infortunio, chi per scarsa forma fisica, chi non si sa per quale motivo. Con la razionalità di chi segue ogni partita e prende atto del trend negativo complessivo della squadra, soprattutto in campionato, anche io stessa rimango perplessa, delusa e anche un po’ arrabbiata.
E’ vero anche che non posso mettere a tacere l’altra parte di me, quella passionale e irrazionale, istintiva e impulsiva, quella della tifosa: con orgoglio ho sempre difeso questi colori e penso che sia qualcosa che mi accomuna a qualsiasi altro sostenitore interista. Alla vigilia di questo grande appuntamento la tifosa che è in me mi obbliga ad avere fiducia e a crederci ancora, a non smettere mai di sostenere la propria squadra e a mettere da parte la delusione e l’amarezza che hanno accompagnato le ultime sconfitte dell’Inter (contro Lazio e Werder Brema) soprattutto per aver visto una squadra confusa, con poca convinzione e motivazione.
Con il rientro di alcuni dei giocatori più importanti e carismatici (Julio Cesar, Maicon, Milito) si spera di ritrovare la grinta e la consapevolezza di potercela fare ancora una volta a stupire tutti, a vincere quando la maggior parte della gente non se lo aspetta, proprio come sei mesi fa. Si possono elencare una serie di motivi per cui l’Inter ha vinto tutto: perché c’era Mourinho, perché la società ha fatto gli acquisti giusti, perché Milito ha fatto una grande stagione, perché Eto’o si è sacrificato,ecc..ecc.. Potremmo andare avanti all’infinito ma ci dimenticheremmo il vero motivo: l’Inter ce l’ha fatta semplicemente perché ci ha creduto, insieme ai propri tifosi. Confido nel fatto che mister Benitez sappia che in certe situazioni la tattica, il modulo, le sostituzioni, i ruoli diventino improvvisamente poco importanti. Quando ci guadagnammo la finale, nell’inferno del Camp Nou, per esempio, ogni schema era letteralmente saltato: l’Inter di quella sera ce la fece perché aveva spirito di squadra, orgoglio e anima. Ci vuole anche un po’ di cuore per compiere delle imprese e sembra che di questo i giocatori se ne siano dimenticati. L’Inter dell’anno scorso non si è mai risparmiata, tutti hanno dato ciò che avevano e alla vigilia delle sfide più importanti, spinta dall’entusiasmo del popolo nerazzurro, non ha potuto fallire: ha regalato a tutti noi emozioni uniche, irripetibili e indelebili per la nostra memoria.
Al di là di tutte le difficoltà di quest’anno, credo che quello di cui l’Inter abbia davvero bisogno sia ritrovare il carattere e anche al più presto. Né noi tifosi, né i giocatori devono dimenticare di cosa è stata capace questa squadra negli ultimi anni. Ed è per questo che nella settimana di vigilia che stiamo vivendo, noi tifosi non possiamo non avere un po’ di fiducia nei nostri ragazzi e in Benitez, allenatore di esperienza, che saprà sicuramente motivare i propri giocatori. Dobbiamo mettere a tacere la parte più razionale di noi stessi, che ci rende scettici e poco fiduciosi: deve accompagnarci verso il 15 dicembre solo il tifoso che c’è in noi. E’ colui che si ricorda di sicuro tutto ciò che significa essere interisti, che ha pianto in quel lontano 5 maggio, che ha riso per una Champions persa da qualcuno a Istanbul , che si è emozionato vedendo la prima volta San Siro, che si sarà detto qualche volta: “Io la partita non la guardo più” rimanendo puntualmente smentito da sé stesso la volta dopo.
Un tifoso impara a conoscere la propria squadra, gioisce e piange con lei, la coccola, la difende, a volte viene da lei ferito oppure ricambiato ma non potrà mai farne a meno. E’ per questo che sono convinta che ognuno, anche coloro tra i più pessimisti e negativi, sarà davanti alla tv anche tra una settimana, pronto a vivere ciò che accadrà, senza paure o ripensamenti, e forse potrebbe essere ancora una volta ripagato nel vedere la prestazione di una squadra ritrovata, con carattere e voglia di vincere. La speranza è questa: che Benitez e i suoi ragazzi si guardino negli occhi finalmente e si impegnino a ritrovare quell’unione e quello spirito che rendono grande un gruppo. Ognuno di noi spera di rivedere l’Inter che conosce da sempre: quella incapace di arrendersi, anche nei momenti più difficili.
[Barbara Pirovano – Fonte: www.fcinternews.it]