Sapevo che sarebbe andata a finire così, eppure un piccolo nodo in gola l’addio di Fantantonio me lo ha lasciato. Nelle rovine di una stagione ai limiti del grottesco, ha avuto la capacità di distribuire pillole di innato talento che in certi frangenti hanno illuminato un’Inter sopravvalutata, mascherandone i difetti. Non bisogna essere dei giganti d’atletismo per dipingere meraviglie su un manto erboso, lui ce l’ha confermato per l’ennesima volta, anche con la maglia nerazzurra, i suoi colori del cuore. Peccato però per quel litigio, su cui non ha voluto aggiungere nulla (e sì che avrebbe potuto, conoscendolo), e per il botta e risposta antipatico con Mazzarri, che a prescindere da chi avesse ragione ha solo confermato quanto già si sapeva, che il nuovo allenatore non lo ritenesse necessario. Dai tempi gioiosi e condivisi della Sampdoria sono trascorsi 4 anni e un ictus, perché sorprendersi per un dietrofront? Resta perciò quell’amaro sapore di incompiutezza che Cassano lascia ancora dietro di sé, optando (nuovamente) per la vita di provincia. Se sopra il cielo un anno fa c’era l’Inter, per lui probabilmente oggi è meglio tornare sotto, nella quiete e positività di Parma. Auguri genio.
C’è poi l’ormai svalutata telenovela italo-indonesiana che da settimane tiene banco in casa nerazzurra. Non so come andrà a finire, mi auguro che per il ‘bene dell’Inter’ le parti trovino un punto d’incontro che soddisfi tutti, soprattutto i tifosi (divisi tra esterofilia e conservatorismo). Al contempo non sposo la corsa al sensazionalismo dei media, che strumentalizzano lo sbarco milanese di Thohir per alimentare false speranze e attirare audience. Messaggio ai naviganti (interisti): restate con i piedi per terra, perché il magnate orientale non ribalterà il mercato nerazzurro, che ha già una fisionomia (vendere, poi spendere). Al massimo darà ossigeno alle finanze ancora imbarazzanti del club, in attesa di tempi migliori in cui investire sulla squadra. Siamo ancora ai primi round, lo ha detto il presidente. Non c’è il tempo materiale per influenzare il mercato attuale, che vivrà necessariamente di investimenti oculati e temo una o due dolorose partenze. Per ora, comunque, mi ritengo moderatamente soddisfatto, perché mancano ancora un paio di pedine (esterno destro e centrocampista) ma presto o tardi arriveranno. Poi la patata bollente andrà nelle mani del mister di San Vincenzo: con o senza Thohir, sarà lui l’ago della bilancia.
L’ultima volta che ho pubblicato i miei pensieri in questo spazio del sito ho parlato di ‘progetto Erasmus’ per alcuni dei nostri giovani. Donati e Caldirola hanno valicato le Alpi e ora dovranno confrontarsi con la lingua e la mentalità teutonica. Lasciando all’Inter circa 6 milioni di euro e qualche rimpianto. Ma la risposta a chi già paventava la diaspora giovanile sta arrivando in questi giorni: Bardi e Benassi vanno a Livorno, in prestito secco. Stessa sorte toccherà verosimilmente a Duncan, Mbaye e Longo, salvo sorprese: nessuno in casa Inter vuole correre il rischio di privarsi anche solo della metà dei talenti sopra citati, assai appetiti all’esterno. Il caso Bardi è emblematico: cedendo la comproprietà al Cagliari l’Inter avrebbe avuto in pugno Nainggolan. Era la conditio sine qua non imposta da Cellino, estremamente interessato al giovane portiere vice campione d’Europa Under 21. Ma perdendo il 100% del controllo di Bardi i nerazzurri lo avrebbero dato in pasto allo squalo Juventus, che lo ha già designato erede di Buffon. Ignorando il fatto, non certo marginale, che sia di proprietà altrui. Meglio un prestito secco, anche a costo di rinunciare a Nainggolan. Questa è testimonianza di vera fiducia.
Chiusura dedicata al protagonista delle ultime ore sponda nerazzurra: Ishak Belfodil. Non capisco francamente tutto lo scetticismo che accompagna il suo arrivo all’Inter, che si alimenta giorno dopo giorno in seno a una buona fetta di tifosi. Passi l’ironia sul tema del kebab (che però è ormai parte delle nostre abitudini alimentari, non nascondiamoci), ma ipotizzare già un’operazione di basso livello destinata a fallire è una forzatura gratuita. Fosse andato in un altro grande club, tra quelli che lo hanno cercato, si parlerebbe di colpaccio e il tifoso interista rosicherebbe. Tra l’altro, è un ragazzo che parla poco e ride anche meno, buon segno. Mettiamoci in testa che questa dirigenza non necessariamente prende cantonate ogni volta che si muove.
[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]