Intervista a Luca Maggio, pilota CRV Piemonte 2022

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luca maggio cane

“Correre? Una malattia”. Luca Maggio (nella foto con Argo, il cane di un amico) è uno dei piloti che partecipano al Motorbike Italia-CRV Piemonte 2022, il campionato regionale di velocità organizzato dal Moto club TTN Racing Club di Novara del presidente Alessandro De Gregori, giunto quest’anno alla sua edizione numero sette. Maggio, va detto subito, ad una gara dal termine è già vincitore annunciato della categoria Expert 600, avendo quest’anno tagliato il traguardo per primo quattro volte su cinque. 50 anni, originario di Milano, dove è proprietario di un negozio multimarca di moto, il lombardo si è innamorato delle due ruote sin da quando aveva 5 anni (“mio padre mi ha buttato in quell’ambiente lì, poi ho venduto chitarra e amplificatore per comprarmi la prima tuta”). Le prime gare ufficiali le ha disputate all’età di 30 anni. Da allora non ha, praticamente, mai smesso. Noi, prima dell’ultima gara in programma il 25 settembre prossimo a Cremona, gli abbiamo rivolto qualche domanda per fare il punto della situazione e “tastare” le sue ambizioni future.

Maggio: un primo bilancio della stagione che sta per volgere al termine?

“Sono molto soddisfatto. Già nel 2020 avevo vinto il campionato, mentre l’anno successivo non ho potuto partecipare a due gare, riuscendo comunque ad arrivare secondo in campionato. Nel 2022 sono partito con la speranza di vincere ed è andata così. Il problema principale? I soldi che non sono mai abbastanza, perché questo è uno sport costoso. Correre, per quanto mi riguarda, è una malattia”.

Che giudizio dai all’organizzazione del campionato? Hai qualche suggerimento per il prossimo?

“La mia valutazione è certamente positiva e ne approfitto per ringraziare tutti. Le gomme dello sponsor tecnico Michelin, per esempio, sono più che valide e andrebbero valutate anche per campionati maggiori. Mi chiedi suggerimenti? Soprattutto trovare il modo di attrarre più piloti giovani e, magari, qualche pista in più di livello. Cremona, al momento, è quella che piace un po’ di più per via del fatto che contiene tutti i tipi di curve e lunghi rettilinei. Ma mi rendo conto che andare a Vallelunga, per citarne uno, salerebbe impraticabile per via dei costi. Una a Misano, invece, perché no?”.

Vuoi provare a spiegare a un neofita quali sensazioni si provano in pista?

“Arrivo a toccare i 260 chilometri e le sensazioni che si provano a quella velocità sono davvero infinite. La prima volta che sono sceso in pista mi sono ammalato, o innamorato se preferisci. La prima volta di prove libere pensi che non ci sia niente di più bello, e dopo… peggiora! Se hai la sensazione di andare forte, allora quello è il baratro: da lì in poi vai avanti a oltranza, soldi permettendo”.

Hai mai paura?

“Un po’ di paura la devi sempre avere, perché è quella che ti salva, anche se non è sufficiente a farti smettere. Se devo essere sincero ho più timore che si spenga la moto, piuttosto che la velocità. In strada, invece, è diverso. Diciamo che sono giudizioso, perché quando ho iniziato a farmi male ho capito che era meglio tenere le ossa disponibili per la pista”.

Che ambizioni hai per il futuro?

“Ogni fine stagione mi racconto e dico agli altri che è stata l’ultima, ma poi ci ricasco sempre… se lo chiedi ai miei colleghi si mettono a ridere e mi prendono in giro. Mettiamola così: ho 50 anni, ma ci sono piloti che corrono ancora a 60, per cui fino a che non smettono loro… vado avanti anch’ io. Posso lanciare un appello finale? Magari se arrivasse qualche altro sponsor ad aiutarci, sarebbe tutto più facile. E poi, visto che ne ho l’occasione, vorrei spendere due parole per ringraziare l’organizzazione di Alessandro De Gregori, e Filippo Del Monte e Bruno Sandrini dei trofei Motoestate, che sono riusciti a farci divertire anche negli anni, non facili, del Covid, mantenendo un’organizzazione top. Siamo una grande famiglia”.