Dalle urla di gioia per la doppietta al Real Madrid alle lacrime per un infortunio da almeno sei mesi di stop. In una settimana Pippo Inzaghi ha toccato l’apice e il fondo delle emozioni di un attaccante. «La vita e il calcio sono così: un minuto prima giochi e lotti, un minuto dopo ti tieni il ginocchio fra le mani», constata l’attaccante consapevole che «sarà dura» stare fermo così a lungo ma anche determinato a rialzarsi.
«Io non mollo. Farò di tutto perchè non sia finita. E lo farò anche grazie alla vostra forza e alla vostra energia», assicura Inzaghi ai tifosi rossoneri, che ieri al Meazza sono esplosi in un boato quando lo hanno visto entrare e dopo un quarto d’ora lo hanno visto uscire campo piangendo. Tutto per un rocambolesco incidente, per la voglia di cacciare in porta ogni pallone gli passi nei pressi. Anche quello sfuggito dai piedi di Ambrosini, atterrato dal portiere del Palermo Sirigu.
L’arbitro avrebbe fischiato rigore, ma Inzaghi non ha tirato indietro la gamba: il piede destro è rimasto sotto quelli di Bovo, il ginocchio sinistro ha fatto un movimento innaturale. Distorsione, lesione del legamento crociato anteriore e del menisco esterno, da ricostruire con un intervento chirurgico entro 48 ore. Visitandolo, il dottor Piero Volpi ha trovato un atleta integro: la stagione dell’attaccante si chiude qui, ma con un buon intervento e una tabella di recupero rispettata con precisione potrà tornare all’attività in 6-9 mesi.
Circa 15 anni fa Inzaghi è dovuto restare fermo 60 giorni per una frattura al piede, poi fra il 2003 e il 2005 ha sofferto per una serie di guai a schiena, ginocchio, gomito e caviglia. Ma questo è un duro colpo per la carriera di un giocatore che ad agosto ha compiuto 37 anni.
A chi lo ha visto non ha dato l’idea di essere demoralizzato: ha capito la gravità dell’infortunio ma è convinto di poter tornare quello che era fino a ieri sera. Glielo hanno augurato i compagni di squadra, gli amici che lo hanno tempestato di sms e telefonate, oltre ai vertici societari che come per tutti i contratti in scadenza valuteranno un eventuale rinnovo anche per Superpippo in primavera. Tornare in campo è una questione di carattere, perchè Inzaghi è caparbio e abituato a curare il proprio fisico con abitudini da professionista serio.
Ma contano anche le ambizioni. Dai primi centri con la maglia del Leffe (’92-’93) ai fasti rossoneri, passando per Verona, Piacenza, Parma, Atalanta, Juventus e Nazionale: non pesano i quasi 20 anni di gol, spesso sul filo del fuorigioco o in agguato in messo all’area, che si trattasse di un’amichevole o di una finale . E la corona di cannoniere delle coppe non basta per sentirsi appagato. Dopo aver superato i 124 gol in rossonero di un totem del club come Van Basten, a Inzaghi ne mancano tre per raggiungere i 318 di Roberto Baggio, quarto marcatore italiano di sempre. prima che entrasse contro il Palermo, i tifosi gli hanno dedicato questo striscione: ‘Inzaghi ogni gol un’emozione: nella leggenda hai inciso il tuo nomè. Tutti gli appassionati di calcio, milanisti e non, si augurano che la leggenda continui.
[Redazione Il Vero Milanista – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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