Le parole del centrocampista della Nazionale di Mancini in vista del match contro il Belgio, valido per i quarti di finale di Euro 2020.
COVERCIANO – Matteo Pessina è intervenuto in conferenza stampa in vista del match contro il Belgio. Queste le sue parole: “Ero partito come ventisettesimo, non ci pensavo però più di tanto. Mi sono sentito parte di questo gruppo, sempre. Sono rimasto qui anche i primi giorni, il mister mi aveva chiesto la cortesia di restare e di vedere come andavano le cose. Poi si è infortunato Sensi e sono rientrato in lista. Mi sono sempre sentito parte del gruppo dalla prima convocazione, è la cosa bella di questo gruppo: Mancini ci fa sentire tutti importanti. Solo gli altri se ne sono resi conto ora, noi l’abbiamo sempre pensato. Siamo forti, abbiamo giovani, esperienza, abbiamo fatto una striscia di vittorie importantissime. Se gli altri se ne sono resi conto sono contento ma l’ho sempre pensato: non lo diciamo mai, anche tra di noi. Non parliamo della finale nel gruppo, ci concentriamo gara dopo gara”.
Sul Belgio: “Con l’Austria è stato difficile. Loro sono fisici, atleticamente preparati. Dopo 50 partite in questa stagione, si arriva così e il caldo non aiuta: loro hanno mantenuto anche la loro forza, la parte atletica. Poi però abbiamo saputo imporre il nostro gioco. Col Belgio sarà difficilissima, ancora di più: non tanto per la fisicità ma per la loro qualità, hanno giocatori fortissimi. Se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo incontrare le più forti e ora ci sono solo le più forti. “De Bruyne ha dimostrato negli ultimi anni di essere uno dei più forti del mondo. Se non ci fosse sarebbe meglio per noi. Però lo vorrei sul campo, vorrei provare a fermarlo”.
Su Mancini: “Sa che siamo forti, ci chiede tranquillità. Se tiriamo fuori le nostre caratteristiche sa che possiamo fare grandi partite. Ci dice di stare sereni. Prima dell’Austria ci ha detto ‘divertitevi ma con la tensione giusta’, ed è quel che fa di una grande sfida una partita memorabile. Dopo, si son dette tante cose: dopo la vittoria, entusiasmo da parte di tutti per il percorso che stiamo facendo, per quel che facciamo vedere agli italiani e per la passione che portiamo nelle case degli italiani. Ed è questa la cosa più bella, far vedere il nostro gruppo, farci voler bene da tutti. E poi si spera di andare più avanti possibile. Siamo sempre tutti pronti, l’avete visto. Quando son stato chiamato in causa ho risposto presente. Il mister manda sempre in campo la formazione che sia la più forte in quel momento e per affrontare chi ha di fronte. Però sa che qualcuno può dare di più anche non partendo titolare: si vede l’esperienza di Mancini, come tiene il gruppo, ci sentiamo tutti titolari anche chi ha giocato di meno. Tutti entriamo e ci sentiamo chiamati in causa. Poi il mister farà delle scelte e sarò pronto”.
Sul suo ruolo: “Mi sa che lo sono davvero… Giochiamo diversamente tra Atalanta e Nazionale: nel mio ruolo mi si chiede di essere il raccordo tra centrocampo e attacco, di inserirmi in quella posizione che è una via di mezzo. Non devo dar punti di riferimento, non sono mezzala, non sono trequartista, non sono attaccante. Non dare punti di riferimento fa saltare le linee, fa creare qualcosa. Segnare aiuta a segnare? Spero di continuare”.
Sull’Italia degli studenti universitari: “L’ho sempre pensato: ho avuto la fortuna di avere dei genitori che hanno sempre creduto in questo, nello studio, come i nonni. E’ sempre venuto prima lo studio del calcio: ho sempre visto la partita così: il premio dopo aver studiato e me lo sono portato avanti. E’ bellissimo viverlo non come un lavoro, il calcio, ma come una cosa di cui gioisco e che mi diverte. Credo che la cosa che il calciatore debba far solo quello sia abbattuta: siamo ragazzi intelligenti, siamo bravi ragazzi con altre passioni, altri hobby, con la mente aperta”.