Record a parte, è una Juve inarrestabile. Più forte della possibile deconcentrazione: «Anche l’anno scorso avevamo vissuto un primo periodo dove le vittorie non facevano vedere situazioni che non andavano bene – ha voluto sottolineare Conte – Quest’anno questo pericolo l’ho gridato prima e i miei calciatori, che sono ipercritici, non si sono girati dall’altra parte e hanno pesato le parole. Penso che vogliano fare qualcosa di importante, anche se non sarà facile». Più forte, nonostante la turnazione (5 cambi con il Bologna): «Sappiamo che abbiamo uomini di qualità, però soprattutto abbiamo uno spartito da cui dipendiamo. Al di là degli interpreti, i ragazzi sanno quello che devono fare. La soddisfazione sta nel vedere una squadra in cui cambiano 5 giocatori, ma lo spartito rimane uguale».
Chissà come sarà la musica ad Istanbul, dove dopodomani, parola del club sul sito ufficiale, si giocherà «la sfida più importante di questa prima parte della stagione, quella che deciderà il destino europeo della Juventus». Potrebbe bastare un pari, risultato già visto in terra turca l’ultima volta che “Madama” ci ha messo piede: 1-1, Conte in campo, 2 dicembre 1998, ai tempi delle tensioni fra Italia e Turchia per il “caso Ocalan” che causarono, fra l’altro, il rinvio di una settimana del match. Ma l’impressione è che la Juve (volata ieri verso la capitale ottomana, con Marchisio e Vucinic regolarmente a bordo) difficilmente si accontenterà.
«Il cammino ce lo siamo complicati noi ed è giusto che lo sbrogliamo noi – la ferma puntualizzazione del tecnico – Non c’è bisogno di fare nessun discorso, quindi: i ragazzi sanno dell’importanza della partita e dell’enorme difficoltà ambientale che troveremo». Perché ad Istanbul sarà in palio mezza stagione, perché ad Istanbul ci sarà un inferno.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]
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