Juve, c’è Pepe ma che sia solo per antipasto. Bettega, i perchè di un addio. Italia a fine ciclo, questo gruppo ricorda quello del 1986 di Bearzot…..

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Simone Pepe è il primo rinforzo della nuova Juve targata Del Neri. Chi scrive aveva indicato con largo anticipo nell’esterno romano la prima scelta del mister friulano. Il popolo bianconero però non ha preso benissimo questo primo acquisto. Per chi sognava come colpo d’esordio Robben, Ribery, Krasic o Di Maria il risveglio è stato brusco. Una secchiata gelita d’acqua in pieno volto.

La paura è quella di tornare agli incubi del recente trascorso ovvero il passare da Xabi Alonso a Poulsen, da Spalletti e Hiddink a Ferrara o da Benitez allo stesso Del Neri. Molti tifosi bianconeri hanno già ironizzato “ma siamo sicuri che Blanc non si occupa più del mercato?” oppure “ma c’è ancora Secco a fare la campagna acquisti o è già un’operazione di Marotta?”.

Personalmente, prima di esprimere un giudizio definitivo in merito mi riservo il diritto di attendere le prossime mosse di mercato sugli esterni, per capire. Capire se Pepe sarà l’unico vero investimento di spessore sulle fasce di questa campagna acquisti o se invece sarà solo un’alternativa per altri giocatori di valore che arriveranno prima della fine di Agosto.

La differenza tra le due ipotesi è ben marcata. Pepe come antipasto può anche andar bene, Pepe come piatto prelibato decisamente no.

Una cosa è certa: più di 10 milioni di euro per il suo cartellino sono decisamente una cifra fuori mercato, che vanno ben oltre il valore dell’esterno italiano. Evidentemente però per Del Neri è un giocatore fondamentale dal quale non si deve prescindere.
C’è anche chi ha ipotizzato un inserimento di Pepe come contropartita tecnica nella trattativa in piedi (sempre più calda, di cui vi aggiorneremo nelle prossime settimane) con la Sampdoria per portare Pazzini e Palombo alla Juventus. Escludo questa ipotesi, perchè difficilmente Del Neri rinuncerebbe a cuor leggero ad uno di questi 3 giocatori per l’anno prossimo. Durante questa settimana è stato ufficializzato l’addio di Roberto Bettega alla Juventus. Molti tifosi bianconeri si sono chiesti il perchè di questo doloroso distaccamento visto che a Bobby goal sono imputabili solo colpe marginali del fallimento del “projettò” di Blanc. Le ragioni vanno ricercate altrove e non è certo difficile individuarle.

Scriveva Luciano Moggi su Libero ad inizio anno, commentando il rientro di Bettega alla Juventus: “caro Roberto, la telefonata ad Allegra e Andrea Agnelli per chiedere lumi su quello che dovevi fare (…si fa per dire), sapendo benissimo cosa ti avrebbero risposto, è una mossa ingenua: al momento della firma hai tradito la memoria sia del dottor Umberto Agnelli sia dell’Avvocato, perché, con loro in vita, niente sarebbe successo”.

Ecco quindi le vere ragioni dell’addio di Penna Bianca. Andrea e Allegra Agnelli in quell’occasione se la sono legata al dito e non hanno voluto passare sopra a quello che hanno ritenuto all’epoca un vero e proprio tradimento inaspettato.

Stanno per partire intanto i Mondiali di Sudafrica. Chissà se serviranno a portare nuove idee o deviazioni per la prossima campagna acquisti bianconera, indirizzata altrimenti nettamente sul binario del Made in Italy. Di solito in ogni mondiale o competizione internazionale di spessore che si rispetti viene sempre fuori qualche giovane di bella speranza o qualche nome inaspettato. Magari, qualcuno di loro potrà esser utilissimo proprio per la ricostruzione della Juventus.

Chi ai prossimi mondiali dubito reciterà una parte diversa da quella della comprimaria e’ l’Italia di Lippi. Sono rimasto molto sorpreso dall’esclusione ultima di Borriello dalla lista dei convocati definitiva. Io personalmente al centravanti del Milan non avrei mai rinunciato.

Questa squadra mi sembra totalmente a fine ciclo, svuotata dal cambio generazionale ed avara di fantasia e genialità, quest’ultima cosa però anche per scelte di Mister Lippi (vedi caso Cassano). Dopo la vittoria mondiale del 1982, Bearzot 4 anni dopo in Messico non ebbe il coraggio di rifondare la Nazionale e il gruppo che l’aveva portato sul tetto del mondo, affidandosi a gente stanca, vecchia e a fine carriera. L’impressione è che la stessa pavidità abbia colpito anche Lippi dopo il trionfo di Berlino….

[Stefano Discreti – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]