Fisico, agonismo e tanta corsa: il mix studiato a tavolino per annullare il gap tecnico con la Juventus. É così che il Celtic e il suo tecnico Neil Francis Lennon volevano impostare la gara contro la Juventus, l’andata degli ottavi di finale di Champions League. Copione ben studiato, scritto con minuzia ma che ha mostrato il suo unico punto debole dopo pochi secondi.
La chiave di volta della sfida in una scelta. L’allenatore nordirlandese ha rischiato l’inserimento di Ambrose e mandato in campo un giocatore che solo due giorni fa stava alzando al cielo la Coppa d’Africa. Una scommessa azzardata e persa dopo pochi secondi, quando il centrale nigeriano ha perso la marcatura di Matri sul lancio di Peluso e permesso al centravanti bianconero di mettere a segno il gol che ha aperto le danze
Un episodio che ha fatto tutta la differenza del mondo perché da quel momento in poi il Celtic è stato costretto a inseguire. Ha dovuto cambiare registro e s’è gettato in avanti lasciando il fianco alle ripartenze bianconere. Tanti spazi a disposizione dei ragazzi di Conte che sono riusciti a sfruttarli nel migliore dei modi solo nel finale con Marchisio e Vucinic.
E nei minuti centrali? Tanto Celtic, in costante proiezione offensiva, ma mai realmente pericoloso. Quantità, ma non qualità. Molti tiri dalla distanza finiti senza troppi problemi tra le braccia di Buffon. Molte manovre offensive scemate sulla trequarti, quando c’era bisogno di quel guizzo di genio che i giocatori del Celtic non hanno nel loro repertorio.
Cinica – al contrario – la Juventus, capace di colpire con precisione chirurgica un avversario troppo vulnerabile in difesa. Novanta minuti per blindare la qualificazione ai quarti e tornare a concentrarsi sul campionato. A questo punto, infatti, il ritorno è solo una formalità.
[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]