Juve, fenomeno ad un passo: tutto su Lucas Piazon

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La Juve ce la dovrebbe aver fatta. I bianconeri sembrano essersi assicurati il talento e la classe di uno dei campioni di domani, Lucas Piazon. Un colpo che solo con il tempo potrà essere considerato con la giusta valenza, ma comunque da applaudire per tempismo e soprattutto fantasia, soprattutto in virtù di una concorrenza che si era fatta serratissima. Ma chi è questo Lucas Piazon? Troppo semplice e troppo affrettato considerarlo soltanto come l’erede di Kakà; vi ripropongo dunque questo profilo dettagliato redatto su queste pagine poco più di 12mesi fa, in cui vengono messe in luce tutte le caratteristiche tecniche, ma non solo, del probabile nuovo fenomeno bianconero.

La faccia pulita, il taglio da bravo ragazzo, la carnagione pallida. Sono le prime tre caratteristiche che aiutano ad identificare uno dei massimi talenti del calcio mondiale, un giocatore che ha scritto negli anni recenti e che ha intenzione di continuare a dettare, le leggi del football moderno.

Qualora lo spirito da Sherlock Holmes che alberga nella mente dei lettori non abbia ancora identificato il riferimento, giunge il soccorso di tre nuovi indizi, questa volta ben più precisi, che difficilmente lasceranno spazio ad ulteriori dubbi. La maglia è quella Tricolor del San Paolo, Carlo Ancelotti è uno dei suoi più ferventi ammiratori, mentre la velocità, il dribbling e la visione di gioco, sono ovviamente quelli di Ricardo Izecson dos Santos Leite, al secolo Kakà.

Tranquilli, non si tratta della solita boutade mediatica secondo la quale il primo talento che veste la maglia di un suo illustre predecessore, gli viene subitaneamente e frettolosamente accostato. Nel caso di Lucas Domingues Piazon, ci sono tutte le carte in regola quantomeno per scrivere pagine importanti di quello che sarà il nostro gioco preferito nei prossimi anni. La conferma, ancor prima che dalla spontanea ammirazione che destano le sue giocate in chi ha avuto la fortuna di poterlo ammirare, giunge innanzitutto dai dati di fatto, paradossalmente inconfutabili parlando di un classe 1994 che la carriera vera e propria ancora la deve iniziare.

Lo scenario è quello del Sudamericano Under 15 appena finito di disputare in Bolivia, e che ha visto la vittoria in extremis di un buon Paraguay. Un torneo equilibrato, tanti buoni talenti, ma un fenomeno sopra tutti gli altri. Tre gol contro la Bolivia padrona di casa, tre gol contro il Venezuela, due gol contro il Chile, ed altri due nell’impegno finale del secondo girone contro l’Uruguay, reti che hanno tra l’altro permesso al Brasile di restare in corsa sino all’ultimo per la vittoria.

Totale: dieci realizzazioni. Una più bella dell’altra, che sono valse a Piazon il titolo di capocannoniere della manifestazione, addirittura doppiando l’accoppiata Batioja (URU) Caballero (PARA); e soprattutto l’unanime consenso della critica nel definirlo come il più fulgido talento della tradizionalmente prolifica fucina verdeoro.

Consacrazione che, tornando al discorso dei dati di fatto, non ha assolutamente lasciato indifferenti i talent scout dei club di maggior prestigio a livello internazionale, che hanno già iniziato a muovere le loro pedine prendendo i primi contatti con il suo club di appartenenza, il San Paolo appunto.

Manchester United ed Arsenal, da sempre attente ed attive nell’opera di rastrellamento dei migliori prospetti offerti dal mercato dei craques di domani, non hanno tardato a rendere noto il loro interesse; ma è il Chelsea ad avere mosso i primi passi concreti nel tentativo di garantire ad Ancelotti la possibilità di specializzarsi (dopo Kakà e Pato) nello svezzamento dei migliori talenti made in Brasil.

È notizia recente, infatti, quella di un viaggio in Sudamerica dell’osservatore dei Blues Pete De Visser, rimasto a dir poco estasiato dalle qualità di Lucas, tanto da avere dato mandato al club di fare di tutto per riuscire a portare il talento paulista a Stanford Bridge.

Più attaccante di Kakà, Piazon denota però diverse caratteristiche che hanno spinto i critici ad assimilarlo al fuoriclasse del Real Madrid. Innanzitutto la progressione. È difficile fermarlo quando parte palla al piede, sia per la velocità che per l’efficacia delle proprie abilità tecniche, che gli consentono di tenere il pallone quasi sempre incollato a sé. Il dribbling stesso, supportato dalla qualità classica verdeoro, è spesso imprevedibile per gli avversari, ed un fisico che promette piuttosto bene (170 cm a 15 anni) lascia intravedere per lui una provabilissima capacità di affermazione anche oltre oceano, nel ben più maschio calcio europeo. Adattabilità peraltro già testata con grosso successo nel recente Nike Youth club di Manchester, durante il quale per la prima volta ha posto le luci della ribalta su di lui, deliziando spettatori ed osservatori presenti con giocate di altissima scuola.

La chiusa esortava le squadre italiane a non farsi soffiare tanta grazia dalla solita concorrenza di club britannici: pare che l’appello sia stato colto a piene mani.

[Gianluigi Longari – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]