Parentesi di Nazionale, questa settimana. Parentesi che estranierà dai discorsi di Conte undici (più uno) giocatori. Fino a giovedì, quando mancheranno solo due giorni alla sfida delle 18 di sabato con la Fiorentina, saranno in altre faccende affaccendati gli azzurri (Buffon, Barzagli, Peluso, Giaccherini, Pirlo e l’Under Marrone), ed il plotone degli stranieri (Lichtsteiner, Caceres, Vidal e Isla, Pogba, oltre ad Asamoah che ha l’occasione di giungere fino in fondo alla Coppa d’Africa con il suo Ghana). Considerati gli infortunati, a Vinovo resterà un drappello minuto, che ieri ha usufruito di una giornata di riposo ed oggi si ritroverà per svolgere una doppia seduta. Ci sarà Giovinco, inizialmente convocato da Prandelli e poi lasciato libero per la «forte contusione alla coscia destra riportata durante la partita con il Chievo», come sottolineato dalla Figc al termine dei controlli cui il folletto bianconero si è sottoposto una volta a Coverciano.
C’è chi lo ha spacciato per sicuro ceduto fino all’ultima ora dell’ultimo giorno del mercato, c’è chi lo ha battezzato inevitabile panchinaro fisso a maggior ragione dopo l’arrivo di Drogba. Invece, una sola partita, neanche dieci minuti, ed ecco il bolide al volo, a spazzare via malinconie e critiche, insicurezze e delusioni.
«Mi è sembrato un bel gol, credo il migliore della mia carriera – ha affermato Matri, ripensando al sinistro che ha freddato il Chievo – Strano, perché di solito quando calcio bene non segno».
L’umiltà è evidentemente quella di sempre, per un ragazzo che non si è mai montato la testa, semmai anche a costo di abbassarla in certi casi. Ma le reti – si sa – fanno miracoli: danno energie, sprigionano convinzioni. Ecco, allora, il suo «non sentirmi una riserva», il suo – sottile, senza asti o rivendicazioni di sorta – sbattere i piedi, dopo aver provveduto a togliere qualche sassolino dalle scarpe: «Non capisco chi abbia messo in giro la voce che alla Juve servisse un top-player. Noi, ce l’abbiamo, invece, ed è il gruppo, unito e compatto. Come in tutte le squadre, poi, ad ogni giocatore piace essere titolare, ma purtroppo si va in campo in undici. E, come in tutte le squadre, ci sono delle gerarchie: ecco, non dico che non bisogna rispettarle, però si può provare a ribaltarle».
E Matri tenterà di farlo in ogni modo, pronto com’è a sgomitare, deciso com’è a sfruttare ogni minuto concessogli.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]