Ci ritroviamo con un giorno di ritardo, dopo il week-end di festa, per commentare il rush finale di questo campionato con ancora pochi verdetti da emettere. Scudetto al Milan.
In Champions Milan, Inter, forse Napoli ed una tra Lazio, Udinese e Roma. Retrocesse in B: Bari, probabilmente il Brescia ed una tra Lecce, Sampdoria e Cesena.
Il risultato di sabato sera con il Catania sancisce il secondo fallimento consecutivo della Juventus, che cambia gli interpreti ma non lo spartito. Fiducia a Marotta per un altro anno, più poteri a Paratici possibilmente, un Presidente più autorevole ed un allenatore da top club. Le basi di partenza sono queste. Non ci si aspetti una squadra da scudetto il prossimo anno, ma almeno la Champions sarà l’obiettivo da raggiungere: le prime due vanno dirette, la terza farà il preliminare. Walter Mazzarri è il più vicino alla panchina bianconera, in questo momento.
Si potrebbe ricomporre il trio di Genova. Marotta-Paratici-Mazzarri, nonostante il Direttore ed il Mister si fossero lasciati male dopo l’esperienza alla Sampdoria. Ha “ricucito” Paratici che con l’attuale allenatore del Napoli è sempre rimasto in ottimi rapporti. Con Mazzarri passerebbe nuovamente la linea Marotta; il primo nome era quello di Mancini, sarebbe stata la scommessa di Andrea Agnelli, ma l’allenatore del City ha chiesto garanzie sul mercato, che la Juve non può dare e che Mazzarri non pretende. Il calo del Napoli in queste ultime due settimane può anche essere parzialmente attribuito al proprio allenatore, il quale, mentre si stava sudando lo scudetto in Campania, lanciava messaggi d’amore alla Juve. Poca chiarezza nelle conferenze stampa, troppe risposte negate al Presidente De Laurentiis ed ammiccamenti ai bianconeri che disturbavano la piazza di Napoli.
Se Mazzarri avesse saputo gestire il suo carattere anche fuori dal campo, sarebbe già stato il numero 1 d’Italia. Professionista esemplare ma ambiguo, troppo. In molti si chiedono se in caso di addio di Mazzarri, anche l’uomo mercato del Napoli, Riccardo Bigon, sarà segnato da quest’amicizia con il tecnico o andrà avanti nel suo progetto, considerato il buon lavoro svolto. L’ipotesi di un trasferimento di Bigon a Torino è improbabile e controproducente. Improbabile perché la Juve ha già due uomini mercato, come Marotta e Paratici. Controproducente per il Direttore stesso, perché verrebbe visto sempre come fido di Mazzarri e mai con una propria identità. Di una cosa siamo certi: a Napoli l’estate sarà bollente! Dalla prima squadra alla Primavera, dove salterà anche l’allenatore Miggiano.
In chiusura una riflessione sulle designazioni arbitrali. Ci interessa poco parlare dei direttori di gara, ma quando il gioco diventa decisivo è giusto che qualcuno si ponga delle domande. Non ci fidavamo delle designazioni, quando a deciderle era un computer con delle palline; perché dobbiamo fidarci oggi degli arbitri che vanno sui campi, quando a decidere tutto è un singolo, nella persona di Stefano Braschi, scelto da Marcello Nicchi? Vogliamo credere nella buona fede degli arbitri ma sinceramente alcune cose ci sfuggono e chiediamo scusa per i nostri limiti. Prendiamo come campione l’Udinese, giusto per non citare le big e per non farci troppi nemici. La squadra di Guidolin ha giocato il miglior calcio d’Italia per tutto l’anno, dopo la sosta è stata praticamente presa di mira dalle dubbie scelte arbitrali. Quando il quarto posto si avvicinava, qualcuno ha deciso di allontanarla. A Lecce, Di Natale è stato fermato per fuorigioco su suggerimento all’indietro di un avversario (il regolamento prevede tutt’altro).
Al Friuli con la Roma, ad Asamoah al 94′ non viene fischiato un rigore sacrosanto, capovolgimento di fronte e Totti firma il 2-1. Sostanza: possibili punti guadagnati 3, punti persi 3, punti conquistati dalla Roma 3. In un minuto hanno tolto all’Udinese 6 punti. Fino ad arrivare alla designazione discussa dal Presidente Pozzo sull’arbitro di Roma, Paolo Valeri. Due gol in fuorigioco di Amauri e l’espulsione di Inler (siamo curiosi adesso di vedere le giornate di squalifica).
Si lamenta giustamente anche il Presidente della Lazio, Claudio Lotito. Dopo Napoli e dopo Milano, i biancocelesti sono usciti con le ossa rotte. Anche questi aspetti, quando l’equilibrio è totale, possono incidere su un’intera stagione. Il regolamento viene applicato alla giornata. Il fallo di Julio Cesar era da espulsione, sette giorni prima quello di Viviano in Bologna-Napoli era da ammonizione; situazione analoga. Caro Braschi, occhio che ti controlliamo. I giochi di potere devono finire qui. In Champions deve andare la squadra che merita di più e non il club che può portare più introiti al sistema.
[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]