L’ennesimo show del populismo Made in Italy

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L'ennesimo show del populismo Made in Italy

L’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus ha scatenato l’ennesima ondata di indignazione social, questa la nostra opinione a riguardo. 

TORINO – Il caldo africano non è ancora arrivato, in maniera perentoria, nelle città della nostra penisola ma a qualcuno è andato già in tilt il cervello, anzi a molti. E’ la solita storia che attaglia le dinamiche (anche quelle più scontate) del nostro Paese, è quella cantilena strillata da chi fa del becero populismo il suo pane quotidiano. E’ un ignoranza dilagante, nel senso più nobile della parola, quella che ingloba i pezzi di un puzzle variopinto che è il calcio in Italia. Lo sanno anche i muri che Cristiano Ronaldo è ufficialmente un calciatore della Juventus da quasi 48 ore e questa, forse, è la notizia meno rilevante di tutto il caos (inutile e patetico) che si sta sviluppando a seguito di questo epocale acquisto fatto dalla squadra bianconera.

Scioperi improvvisi, indignazione social, comunicati del CODACONS giusto per rimarcare quella concezione che, in Italia, le rette parallele si incontrano troppo spesso. Siamo nel 2018 ma c’è ancora molta difficoltà ad informarsi, forse c’è poca voglia di farlo e molta propensione a credere nella prima favola e nel primo strillo del complottista di turno. Difficile comprendere che il calcio (per quanto concerne l’aspetto economico) sia un business privato, al primo posto in quelli legali sulla faccia della Terra. E’ molto difficile comprendere che i più grandi club d’Europa (ma non solo) siano delle vere e proprie aziende, colossi in grado di stipulare accordi a sei zeri con i più grandi marchi del mondo e arrivare a fatturare oltre 650 milioni di euro l’anno.

Stiamo entrando nella dimensione dei sette zeri ma la stragrande maggioranza degli abitanti social sono ancora fermi ancora al paleolitico dell’esistenza, alla prima fermata di quella selva oscura che la conoscenza esclude. Difficile comprendere che la Juventus sia una società quotata in Borsa con un fatturato che supera i 400 milioni, uno stadio di proprietà ed un nuovo quartier generale in cui sono compresi centri di allenamento, store ufficiali e anche un Hotel.

C’è di più visto che, secondo un’indagine di Calcio e Finanza, qualora Cristiano Ronaldo garantisse il 30% di aumenti, il saldo positivo prodotto dal merchandising sarebbe stimato sui 6 milioni di euro lievitando così i 17,8 milioni della stagione appena conclusa. Per quanto concerne i ricavi commerciali la Juventus avrebbe quindi a disposizione 27 milioni di euro in più. Ulteriori 21 milioni, poi, dovrebbero giungere dallo stadio nonostante il rincaro degli abbonamenti. Altri 27 milioni di euro nelle casse delle società sono previsti dalla Champions League (pronosticando un cammino simile all’ultima stagione) che, in caso di trionfo da parte dei bianconeri, regalerebbe ulteriori 48 milioni di euro alla squadra di Allegri. Facendo i calcoli, dunque, l’aumento dei ricavi è fissato nella forbice tra 81 e 102 milioni di euro. Infine, per coprire i maggiori costi a bilancio dettati dall’arrivo del portoghese sarebbero necessari altri 45 milioni, liquidità garantita dal mercato in uscita realizzando plusvalenze nella sessione estiva a cominciare dalla cessione di Higuain al Chelsea.

La follia delle 48 ore di sciopero rappresentano solo l’ultima goccia di un vaso pieno di incompletezze e cocci di un pensiero sbiadito a frastornato, di paragoni che non hanno alcun senso e di quella ignobile propensione ad accostare cose diametralmente opposte. Tra nove mesi, forse, la Juventus e Ronaldo festeggeranno un trofeo e la maggior parte degli scioperanti sarà in piazza a festeggiare dimenticandosi di quell’ennesimo giorno in cui sono state unite quelle due rette parallele, guidate dal populismo Made in Italy.

Fonte foto: Twitter Juventus