Orgoglio e soddisfazione, di certo non appagamento. La Juve punta il Toro, guarda da vicino lo Scudetto, ma soprattutto si proietta ad un domani entusiasmante, ancora di più. «Perché noi siamo la Juve»: la motivazione la esprimono, a distanza di poche ore, presidente ed allenatore, Agnelli e Conte, famiglia e campo. Stesse parole, stesse convinzioni, stessa determinazione nel non accontentarsi.
Il tecnico la proferisce riguardo ad una presunta consolazione bianconera dopo la lezione rifilata dal Bayern al Barcellona: «Non ci dobbiamo consolare guardando verso il basso – uno dei pensieri circolati nella conferenza alla vigilia del derby – Noi dobbiamo guardare in alto, noi siamo la Juve».
Il massimo dirigente, invece, la adotta gonfiando il petto quando gli chiedono di Calciopoli: «Il club è stato riconosciuto colpevole di comportamento antisportivo e non di frode sportiva – la risposta nella lunga intervista rilasciata al Financial Times – Non ci hanno condannato per combine, quindi. Il nostro marchio, in ogni caso, è stato rinforzato dalla nostra rinascita, dalla serie B fino agli scudetti. Questo ci ha dato l’opportunità di ribadire, in maniera più forte, quanto siamo forti e quanto orientati a condurre il sistema italiano».
Sistema italiano che va riformato, pure alla radice: «Il calcio, così come il nostro paese, ha bisogno di riforme strutturali. Alcuni anni fa eravamo giunti a un crocevia: “Cosa vogliamo fare per rimanere competitivi?”. Ma abbiamo scelto di non fare niente. Nel calcio serve uno sforzo concertato su stadi, protezione dei marchi e violenza». Concorde, pungolato sulla possibilità di scontri in caso di festa bianconera a margine del derby, Conte: «Problemi di ordine pubblico? E’ una vergogna solo che se ne parli. Me ne lamento da un po’, ma è scandaloso il solo fatto che pensiamo a possibili scontri tra tifosi se vincessimo lo scudetto. Purtroppo in Italia è così».
Non saranno queste becere eventualità a frenare la Juve, che guarderà il Napoli in ritiro ma sa che «contro il Toro ci aspetta una grande battaglia, un derby insidioso contro una squadra che gioca un calcio simile al nostro, fatto di idee e possesso palla – continua l’allenatore leccese – Se vincessimo il secondo campionato consecutivo, avremmo fatto qualcosa di meraviglioso, di straordinario, perché non è facile rivincere, specie quando sei favorito. Sarebbe lo scudetto della voglia, della ferocia e della continuità. Ma ci aspettiamo altri miglioramenti per il futuro, perché la Juve deve puntare in alto».
Migliorie che dovranno giungere dal mercato, ma «i top-player vanno dove vengono pagati e in questo momento in Italia nessuna si può permettere di sborsare 10 milioni di ingaggio l’anno». Per questo, più che sul grande attaccante, gli uomini di Marotta si stanno concentrando su esterni capaci di rendere dinamico il gioco bianconero.
Magari Robben, forse Cuadrado, di sicuro dall’Inghilterra parlano con insistenza di Nani: secondo il Sun, il club bianconero avrebbe offerto 15 milioni di euro per il ventiseienne portoghese del Manchester United, che non guadagna molto e sarebbe il jolly ideale per passare agevolmente dal 3-5-2 al 4-3-3. Guarda tutti dall’alto in Italia, la Juve, ma ora cerca ali per volare pure in Europa.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]