La storia si ripete, almeno Conte spera così. 2 marzo 2012, la Juve incontra il Chievo allo Stadium dopo il punto d’oro strappato al Milan la settimana precedente: il pubblico si aspetta una cavalcata leggera e vincente, invece contro i clivensi è una camminata lenta ed abulica verso un misero pareggio, che permette ai rossoneri di accelerare.
Il pubblico, deluso, se la prende con un uomo in particolare, stanca delle sue promesse di vitalità, delle sue incomprensioni, del suo non riuscire ad incidere: Mirko Vucinic. È un momento difficile, alcuni gli consigliano il silenzio, invece Conte irrompe davanti alle telecamere ed enuncia un’accurata difesa nei confronti del suo attaccante, criticando i tifosi, sottolineando che senza Mirko la Juve non andava da nessuna parte. Tempo tre giorni, recupero della sfida con il Bologna, e gli effetti delle parole del tecnico si vedono sul prato del “Dall’Ara”: lanciato da Pirlo, Vucinic s’inventa un delizioso pallonetto a scavalcare il portiere in uscita ed a raddrizzare una gara messasi male dopo il vantaggio emiliano. Da allora, il montenegrino non si fermerà più ed il pubblico non di azzarderà (non avendo, del resto, manco ragioni per farlo) ad osteggiarlo.
Da quando è tornato (a prezzo caro, carissimo: 11 milioni per il riscatto), non gli si perdona nulla, su internet il 60% dei tifosi non lo vuole in campo, l’opinione generale gli preferisce la forza di Matri o l’esuberanza di Quagliarella. Gli si rimprovera, essenzialmente, una scarsissima freddezza sotto porta, soprattutto nei momenti decisivi (solamente due reti, quelle realizzate in Coppa Italia, hanno determinato, e non solamente arrotondato, il risultato) ed un’incisività inesistente, neanche paragonabile a quella evidenziata nel favoloso biennio a Parma. Eppure nessuno ha segnato quanto lui finora: 11 centri in totale nelle 3 competizioni. Eppure solo il maestro Pirlo ha dispensato più dei suoi 6 assist vincenti. Ma questi dati non hanno evidentemente acceso la passione. Lo si aspettava trascinatore, lo si immaginava capace di ereditare la “10″ di Del Piero. “Maledette le ambizioni, quando non si concretizzano”.
C’è ancora tempo, però, per smentire, far ricredere, entrare nei cuori. C’è la gara dal peso notevole di venerdì a Napoli, ad esempio. Al di là di un ipotetico ballottaggio con Matri (difficile prendere in considerazione Quagliarella, che rischia di essere seppellito sotto le rancorose invettive del “San Paolo”), sarà Giovinco ad affiancare Vucinic. Colui che un anno fa è stato difeso fino alla rivalsa definitiva insieme al nuovo “protetto” in attesa di consacrazione. Avverrà nella bolgia di Fuorigrotta? La storia si ripete: Conte spera sia davvero così.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]