Sembra un fiume in piena, un fiume di milioni. E ci auguriamo lo sia davvero, anche se qua e là spunta qualche distinguo. Ci riferiamo all’aumento di capitale di 120 milioni operato dalla controllante della Juventus e dalla linea di credito di 70 milioni concessa al management del Club rappresentato da Andrea Agnelli. Per noi che amiamo i numeri dei gol e dei sistemi di gioco, destreggiarsi nel comunicato ufficiale bianconero non è agevolissimo. I 70 fanno parte dei 120, in soldoni, o si aggiungono ai 120? Non solo: sono soldi disponibili specificamente per questo mercato o per il prossimo triennio?
Non sono domande di poco conto, perché ormai i milioni corrono come le illusioni dei tifosi sulle pagine di tutti i giornali. E carta canta, come i cori di fine stagione, a seconda di come è andato il Campionato. In ogni caso nessun dirigente bianconero ha smentito l’esistenza di una somma importante, di un tesoretto, di quel che volete voi, a disposizione del mercato. Dal momento preciso in cui il presidente o l’amministratore delegato hanno deciso di non ridimensionare le fantasie sul filotto di campioni che dovrebbe comprare la Juventus, ne sono diventati complici. Ne rispondono e ne risponderanno. Anche perché il rilievo che John Elkann, intervistato da Juventus Channel per l’occasione, ha dato all’operazione, non è di poco conto.
L’anno scorso l’Inter e gli interisti strabuzzavano gli occhi: Allegri?! Ma come Allegri?! Ma no, noi siamo su un’altra dimensione. Noi prendiamo una star internazionale come Benitez, non cediamo al fascino della provincia italiana. E tutte quelle fole di Galliani sul ranking europeo e sulle difficoltà strutturali del calcio italiano…ma chi se ne frega…noi siamo l’Inter, spendiamo e vinciamo, non ci preoccupiamo di quanti posti ci siano per la Serie A italiana in Champions League, noi ci siamo e basta. Erano i pensieri nemmeno troppo datati e più o meno dichiarati dei dirigenti nerazzurri, dei loro tifosi più in vista. Però, come cambiano le cose. Oggi il direttore Branca è costretto a parlare di un mercato calcistico europeo impazzito, incassa il sorpasso di Barcellona e City su Sanchez, assiste passivo all’abbraccio del Chelsea all’ex assistente tecnico nerazzurro Villas Boas. Si torna sulla terra, ragazzi. Ci si agiti o meno, si fatichi ad abituarsi all’idea o meno, è così, si torna sulla terra. La conferma è la disponibilità dell’Inter a contaminarsi. Gian Piero Gasperini è un buonissimo allenatore e un serio professionista, ma non coincide minimamente con la grandeur che solo fino ad un anno fa traspariva da tutti i pori interisti. Nel calcio di oggi, in cui l’Italia è ai margini, si fa anche con Gasperini. Bene, benvenuti. Siamo fra quelli che ritengono che questo sia un bene. Se entra anche l’Inter nel coro, se anche il Club del presidente Moratti si accorge dei ritardi clamorosi del nostro calcio, c’è una voce in più. Pesante e significativa. L’Italia è in ritardo nella generazione dei ricavi da stadio, sconta una legislazione nazionale oppressiva, non ha appeal sul fronte della ricerca di nuovi mercati e sul piano della cultura sportiva. Oggi che il sano bagno d’umiltà gasperiniano fa toccare con mano problemi di anni e di difficilissima soluzione anche all’Inter, il calcio italiano potrebbe avere una voce più consistente nei confronti delle istituzioni amministrative italiane e delle istituzioni calcistiche europee.
[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]