Juventus: guai stuzzicare i bianconeri

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logo-juventusGuai a stuzzicare la Juve, che può smarrirsi al calare della concentrazione, ma diventa feroce una volta pungolata. L’ha imparata sulla sua pelle, la lezione, la Roma: le parole di Totti e De Rossi («Ai bianconeri non mancano gli aiutini») volevano in qualche modo trascinare “Madama” nell’arena delle sterili polemiche, ma hanno sortito l’effetto di un panno rosso agli occhi di Buffon e compagni. Roma matata, come il Napoli nelle ultime stagioni: è la legge dello Stadium.

Cattiveria agonistica fino al 90′ ed oltre, invece, la legge di Antonio Conte, ovviamente fiero di un gruppo che applica la sua «filosofa di vita, la voglia di vincere, che cerco di trasferire ai miei giocatori. E e devo dire che trovo terreno molto fertile: in in squadra c’è gente come Buffon, Pirlo e Tevez che sa cosa significa vincere; molti altri, poi, hanno iniziato a farlo con me, ma hanno visto che è molto bello e vogliono continuare a farlo».

A questo scopo, i miglioramenti di una compagine che è andata via via perfezionandosi: «È evidente la crescita tattica della squadra, come la voglia di partecipare alla fase difensiva e a quella offensiva che hanno tutti i giocatori. Stiamo migliorando molto da questo punto di vista ed è giusto che sia così, perché le squadre ormai conoscono a memoria punti forti e deboli e anche noi abbiamo cambiato qualcosina».

Contro la formazione di Garcia, addirittura atteggiamento: non la carica feroce con cui venne spazzato via il Napoli fin dai primi minuti, ma l’accordo attendere l’avanzare giallorosso.

«Se non avessimo preparato la partita alla perfezione, sarebbero stati dolori: la Roma è un avversario molto temibile, con grandissimi giocatori ed un tasso qualitativo importante. Sì, possiamo dire che un allenatore italiano è stato bravo a preparare la gara tatticamente. Quando si affrontano squadre forti, come è successo anche contro il Napoli, bisogna limitare i pregi degli altri senza perdere le proprie caratteristiche. Il compito degli allenatori è questo, altrimenti tutti possono fare questo mestiere».

Come compito del tecnico è quello di moderare gli entusiasmi: «La vittoria di domenica è solo una tappa: abbiamo davanti ancora la trasferta di Cagliari e tutte le sfide di ritorno. La strada è lunga». Ciò non toglie, però, che Il 3-0 inflitto ai giallorossi sa di Tris tricolore ipotecato e probabilmente rappresenta il punto più alto toccato dalla squadra nel triennio di Conte. Perché i giallorossi sono stati a lungo capaci di distanziare la Juve in classifica e, soprattutto, di chiuderla nella propria aria di rigore: per buoni 25′, quelli iniziali di domenica, il pallone è stato perennemente nei piedi di Pjanic e soci, sempre sul filo della pericolosità. Scene mai viste, da quando “Madama” scende in campo nel suo nuovo catino. Tanto che i critici, tifosi avversari e non, andavano ragionevolmente gonfiando le loro speranze di colpaccio. Ma mentre c’era chi si soffermava sulle doti fisiche di Asamoah (messe in mostra da ficcanti inquadrature), la Juve passava in vantaggio. Mentre c’era chi prometteva digiuno in caso di gol di Bonucci, lo stesso irrideva Castan e siglava il raddoppio. E mentre si faceva in tempo a ricordare le poco felici esternazioni di Totti e De Rossi, il primo veniva sostituto tra i fischi ed il secondo sfogava sulle gambe di Chiellini la sua frustrazione, regalando la punizione da cui sarebbe scaturita la terza rete.

Guai a stuzzicare la Juve.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]