Non è mai stata una partita normale, non lo può più essere dopo la bufera di Calciopoli, figurarsi in seguito allo scambio trasformatosi in strappi Vucinic-Guarin. Nessuno dei due candidati a passare da una parte all’altra, ovviamente, era in campo, dove Conte e Mazzarri hanno mandato due schieramenti (quasi) speculari: difesa a 3, centrocampo a 5, poi due punte vere per la Juve e trequartista (Alvarez) dietro il centravanti (Palacio) per l’Inter. Ma è stato spettacolo da subito: neanche 2′, infatti, e Tevez ha sfruttato una ribattuta su calcio d’angolo per calciare al volo verso Handanovic, pronto nella respinta immediata e prodigioso nell’opporsi anche sul tentativo successivo.
Partita accesa, viva, giovane: la Juve ha provato a controllarla, ma senza accelerare fin dai primi minuti, come prassi stagionale; l’Inter non l’ha affrontata da spettatrice, mettendo soprattutto agonismo in ogni contrasto, attenzione in ogni movimento. Ma, per strategia o meno, la squadra di Mazzarri non è stata attenta a Pirlo. Lasciato libero come dall’inizio, al 17′ il regista bianconero ha dipinto una traiettoria sopraffina di contrabbalzo per il taglio di Lichtsteiner, perso da Kovacic: senza pensarci, lo svizzero si è tuffato e di testa ha sorpreso Handanovic. Vantaggio Juve, esultanza emblematica: l’autore del gol inginocchiato dinanzi al destro regale di Pirlo, come faceva Zamorano in onore di Ronaldo. Doppio dispiacere nerazzurro. In teoria sotto il controllo di Alvarez, non proprio il più incline alla marcatura, il “21″ bianconero ha continuato a godere di libertà: su un altro suo lancio, Asamoah ha servito Pogba, il cui tiro però non ha centrato la porta.
Quasi impotente, l’Inter, sfiancata dal gol, ha di fatti lasciato le redini a “Madama”: unica proiezione offensiva, una ripartenza solitaria e malinconica di Palacio, conclusasi con una goffa caduta per inciampo. Per il gioco nerazzurro, ripassare. Per un’altra occasione bianconera, invece, è bastato aspettare un’altra giocata di Pirlo (30′): calcio d’angolo tagliente, tocco di testa di Bonucci sul primo palo e deviazione pericolosa sottoporta di Kuzmanovic. Poi, possesso interista senza sbocchi, avallato da una Juve decisa a rallentare i ritmi, ma pronta a pungere: centrale, al 39′, una conclusione da fuori di Tevez; più veemente, al 41′, una bordata di Asamoah, disinnescata da Handanovic. Nel mezzo, l’unica opportunità nerazzurra: errore di Bonucci e contropiede regalato, ma sprecato da Palacio (tiro alto).
Per quanto senza mai impensierire Storari, nel finale del primo tempo l’Inter aveva dato segni di vita, di essere in partita. Ma sono bastati 2′ della ripresa perché la Juve la cacciasse definitivamente fuori: azione da angolo, respinta flaccida di Nagatomo, sfondamento di Pogba e pallone scaraventato in porta da Chiellini. Raddoppio bianconero, sconforto nerazzurro. Per provare a risollevare i suoi, Mazzarri ha inserito Milito per Kuzmanovic. Ma, mentre il “Principe” entrava, la Juve segnava di nuovo: difesa interista attraversata come coltello nel burro da Llorente e Pogba, il cui tiro respinto da Handanovic è stato ribattuto in rete da Vidal. Giochi chiusi.
Inter annichilita, Juve lussureggiante: Pogba di classe e finezza, Tevez di suola e governo, Asamoah di fiato e carattere. Una sola squadra in campo, impegnata a divertirsi, a passeggiare sull’umore schiacciato dei nerazzurri. Che, però, un moto d’orgoglio l’hanno avuto. Complice una difficoltà (costante delle ultime partite) della difesa su calcio piazzato, Rolando ha avuto sul piede il pallone per il gol della speranza (26′). L’uscita per infortunio di Barzagli, l’ingresso a freddo di Caceres e qualche momento di eccessiva rilassatezza, di fatti, hanno minato la sicurezza della retroguardia di Conte. Così, un altro intervento impreciso di Bonucci stava favorendo D’Ambrosio (30′); così, Palacio è stato lasciato solo di calciare al 40′ (gol divorato di testa). Due tiri alti di Tevez e Lichtsteiner, le risposte di una Juve stanca ed attenta più a non sbagliare. L’ingresso di Vucinic, che ha scheggiato il palo nel recupero, l’epilogo simbolico scelto da Conte.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]
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