E quell’altro rimandava ad un nome ed un cognome: Fabio Capello. Al tecnico non erano evidentemente andate giù le dichiarazioni dell’ex bianconero in merito alla sua decisione di punire i suoi con il lunedì di lavoro extra. «Non ho mai usato castighi con le mie squadre», la punzecchiatura del ct russo. Conte ha ascoltato, annotato le sue sensazioni e le ha sputate fuori al momento del confronto con le tv. Non proprio quello debito, a quasi una settimana di distanza.
«Può capitare qualche situazione in cui bisogna alzare la voce per non perdere la via maestra: quello che è successo a Verona non doveva passare inosservato – ha detto l’allenatore salentino – Certi punti non vanno persi per strada, se vogliamo fare la storia e vincere il terzo Scudetto di fila. Poi. io ascolto tutti i commenti e li rispetto tutti, anche di quelli che dicono fesserie. Se mi riferisco a Capello? Mi riferisco a tutti quelli che fanno i maestri senza conoscere i fatti in casa d’altri. C’è più puzza in casa d’altri. Il prossimo anno chiederò al presidente di iscriverci al campionato inglese. Quando parla un guru del calcio dobbiamo stare zitti, inchinarci e fare riverenze. Ora giochiamo senza di lui e a quanto pare giochiamo un torneo amatoriale. Altri grandi ex bianconeri, come Lippi e Trapattoni sono sempre educati e rispettosi del lavoro degli altri. Capello guardi a casa sua e pensi a fare un buon lavoro per i Mondiali».
Poi, la dose finale, rincarata: «A qualcuno dà fastidio che questa Juventus faccia meglio come numeri rispetto a quella di Capello, di cui ricordo non tanto il gioco, quella era la Juve di Lippi, ma i due Scudetti revocati». Boom. Se la maggioranza delle dichiarazioni al veleno di Conte sono state recepite come mosse da risentimento quasi torvamente personale, l’ultima uscita ha sorpreso (e molto) la società, che quei due Scudetti sente propri e non si è mai rassegnata all’idea di perderli, al punto da riconoscerseli nel proprio conteggio, con tanto di simboli in bella mostra, alla faccia della Federazione.
Alla faccia dei tifosi, a completare la giornata di ribellione, in precedenza Conte aveva platealmente difeso Giovinco al momento della sostituzione accompagnata dai fischi dello Stadium: abbraccio vigoroso al numero “12″ e sguardo minaccioso al pubblico. “Trovo ingiusto quello che si è creato nei confronti di Sebastian – ha detto, poi, l’allenatore – Non lo capisco e credo che tutti debbano farsi un esame di coscienza. Guai a chi mi tocca i ragazzi: è stato inopportuno fischiare il ragazzo e c’è anche una campagna mediatica contro di lui. Sono così amareggiato che non voglio neanche parlarne ulteriormente».
Seguiranno, in estate, i fatti?
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]
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