Già predefinito il telaio, con il 4-4-2 griffato Del Neri, la Juve resta ad assetto ampiamente variabile sui nomi che la comporranno: quasi tutti i pezzi sono vendibili, copyright Beppe Marotta, e chi sa di restare non ha uguale certezza di un mestiere da titolare. Da Trezeguet a Diego, da Felipe Melo a Grosso, fino a Chiellini (pure lui ha un prezzo), ogni settore è in vetrina e, soprattutto, soggetto a cambiamenti strutturali. Pure tattici, perché l’avere o meno il trequartista brasiliano, qualche accorgimento di gioco te lo varia. «Non cambieremo tanto per fare», ripete il tecnico, ma potendo, lo si farà. Prima di arruolare nuove matricole, bisognerà congedarne delle altre, però. E qui, l’affare resta terribilmente complicato, anche per uno specialista del ramo, come il nuovo direttore generale juventino che oggi a Torino vedrà Andrea Agnelli per fare il punto sul mercato.
Camoranesi, per esempio, pareva già destinato all’Olympiacos, ma ieri il club greco ha fatto praticamente retromarcia: giudicati eccessivi i 2,5 milioni di euro di ingaggio a stagione per l’italo-argentino. Che ora potrebbe rimanere alla Juve: ricostruendo le necessarie motivazioni, ed eliminando gli acciacchi delle ultime stagioni, Camo avrebbe classe e ruolo per far molto bene anche con Del Neri. Molto bene, facendo di professione l’ala. Volendolo liquidare, invece, resta l’ipotesi Milan, già percorsa un mesetto fa, e rilucidata ieri. L’Olympiacos ha intanto chiesto Trezeguet e Poulsen, ma l’impressione è che ci possano essere le stesse controindicazioni monetarie: David ha stipendio a 4,5 milioni, il danese sui 3, difficilmente compatibili con i bilanci greci, anche spalmando i contratti.
L’assetto juventino diventerebbe meno instabile razziando al più presto Edin Dzeko, il che continua a sfiorare la mission impossible. Lo sarebbe meno, se il Wolfsburg accettasse la reintroduzione del baratto, insieme ai quattrini: di dare 35 milioni in contanti la Juve non ha alcuna idea, e anche comprensibilmente. Al gran malloppo bisognerebbe arrivarci infilando qualche pezzo, da Diego a Poulsen, o Sissoko. Ma per adesso i tedeschi non hanno cambiato politica monetaria. Se non altro, continua a essere piuttosto ferma la volontà di Dzeko: «Io voglio essere chiaro – ha detto ieri l’attaccante al Daily Telegraph – e dire che il mio addio non è un problema di soldi, ma di ambizioni. So una cosa: che voglio giocare in un grande club. Questo è un momento importante della mia carriera – ha continuato il giocatore bosniaco – e l’ho detto ai dirigenti del Wolfsburg, con i quali ho un rapporto fantastico: sono sicuro che alla fine mi accontenteranno».
Quel grande club, a Torino, pensano da settimane che sia la Juve. Dzeko ha infatti detto che la sterzata della vita può essere in Italia, e in bianconero in particolare, resta solo da vedere quanto reggerà. Perché in Germania ha altri tre anni di contratto, e quindi bisognerà convincere pure il club tedesco. E, al momento, pare che il Manchester City abbia più solidi argomenti, forniti dallo sceicco di Abu Dhabi Mansour Bin Zayed Al Nabyan.
L’offerta degli inglesi s’è impennata a 30 milioni di euro, più il cartellino di Roque Santa Cruz: tanto. Decisivi saranno i prossimi giorni.
Chi ha già trovato casa, e pure da titolare, è Marco Motta. Dovrà portare cross, merce rara l’anno passato: «Ho fatto il terzino da quando gioco a calcio – raccontava il difensore ieri in Valsugana al “Ciliegia Day” – e ho sempre avuto caratteristiche offensive, ma con Del Neri stiamo curando moltissimo la fase difensiva». Dev’essere il suo anno: «Questa è la mia grande chance». E forse anche dalle Juve: «Può essere la Roma (dove lui giocava, ndr) della stagione scorsa, perché all’inzio nessuno credeva in noi e invece avevamo anche superato l’Inter».
[Massimiliano Nerozzi – Fonte: www.nerosubiancoweb.com]
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