Da una veronese ad un’altra, da Hellas a Chievo. Alla vigilia della trasferta nella città per concessione Shakespeariana degli innamorati, però, Antonio Conte non ha utilizzato proprio parole d’amore. Tutt’altro. Duro con i suoi, durissimo con certi tifosi. Per i secondi, una forte critica («Sono deficienti, quelli che usano gli striscioni o i cori per fare violenza o per insultare i giocatori: penso che usare la mano dura sia il provvedimento migliore»), per i primi anche (prossimi ed eventuali) provvedimenti: «Chi non lascia il campo in barella deve seguire la partita con i compagni, una volta sostituito, pena una forte multa e un mese fuori rosa. Facile, no?». Facilissimo, come cogliere il giocatore non citato ma destinatario delle parole del tecnico, quel Pirlo uscito dal campo senza passare dalla panchina domenica, avversario il Verona.
Che aveva evidentemente indisposto molto il regista, seguito senza un attimo di sosta, non di meno Conte: «Non è semplice fare calcio con otto giocatori marcati a uomo, come è successo contro l’Hellas. Siamo soltanto alla quinta giornata, eppure c’è già la necessità impellente di difendersi a oltranza per conquistare punti preziosi». Situazione che, secondo l’allenatore, si rinnoverà stasera al “Bentegodi”, contro «la squadra di Sannino che, a quanto pare, utilizzerà il 5-3-1-1: capita sempre più spesso che i nostri avversari contro di noi cambino modulo».
Al di la’ degli uomini, però, la Juve dovrà cambiare atteggiamento per mutare la dinamica delle ultime partite: «Siamo andati sotto per tre volte consecutive, contro Inter, Copenaghen e Verona: mi auguro non diventi un’abitudine. Dobbiamo migliorare sui calci da fermo, così come non possiamo più aspettare di prendere un cazzotto prima di darne due ai nostri avversari».
Reprimenda con precisazione: «Ero comunque più preoccupato quando, nonostante pochi tiri in porta, avevamo battuto la Lazio 4-0 in Supercoppa e 4-1 in campionato. In quella occasione avevo infatti parlato di risultato ampio e bugiardo, perché quella Juve non mi aveva per niente soddisfatto. Preferisco tirare 52 volte in porta per fare appena 3 gol, come è successo con Copenaghen e Verona, un po’ per sfortuna e un po’ per bravura del portiere avversario, quindi». Purché si vinca, ovviamente.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]