A meno di una prossima giornata stortissima per il Napoli, la Juve festeggerà allo “Stadium”, domenica 5 maggio, contro il Palermo. Ha rischiato di non poterlo fare, però: non per meriti altrui o demeriti propri, bensì per leggerezza dei tifosi. Che, per quanto abbiano provato a convincere l’opinione pubblica della loro innocenza, si sono resi autori di cori ed espressioni ritenute «razziste», meritevoli una forte multa, sul filo di una squalifica del campo evitata nonostante i plurimi precedenti.
Bersagli di una frangia (abbastanza nutrita) degli ultras, Boateng e, manco a dirlo, soprattutto Balotelli. Si pensava che la squalifica dell’attaccante della Nazionale potesse scongiurare il refrain delle solite grida scimmiottanti, riservategli fin dai suoi esordi. Invece, anche se fisicamente lontano, l’ex interista è stato ben presente allo Stadium: “No al razzismo, sì al salto”, lo striscione della Curva “Scirea”, accompagnato dal coro: “Salta con noi, Mario Balotelli”.
Non palese, quasi ironizzato, ma inequivocabile – visti passato e contemporanei ululati verso Boateng – lo sfondo razzista. «Auspichiamo si sia trattato solo di erronee interpretazioni di atteggiamenti di normale sfottò – il comunicato dei tifosi bianconeri, praticamente caduti dalle nuvole, come se non sapessero di cosa li si accusasse – In mancanza di evidenze incontrovertibili di comportamenti razzisti, troviamo azzardate le ipotesi di squalifica dello stadio, curiosamente in coincidenza con possibili festeggiamenti per lo scudetto».
Sindrome da accerchiamento e da complotto, quindi, per finire. Nessun accenno, ci è stato dato modo di leggere, invece, sullo «striscione di grande dimensione dal contenuto oltraggioso per le Forze dell’Ordine», altra ragione adotta dal giudice sportivo a sostegno della multa.
Nei pensieri del tifo bianconero Balotelli, chissà se lo sarà a breve chi lo ha anticipato nell’attacco milanista, quell’Ibra sempre più accostato alla Juventus. E lui non si dice infastidito da ciò. Anzi. «È un onore che la Juve sia interessata a me – le parole dell’attaccante svedese – È un club in cui ho giocato: un club fantastico, una grande squadra, un grande progetto che procede. Ma io appartengo al Paris, ci sono ancora cinque partite da giocare per laurearci Campioni e dopo prenderò una piacevole vacanza perché ne ho bisogno».
Ce ne è, di tempo, per voci, indiscrezioni e trattative, insomma.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]
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