Il colpo di reni di un ciclista in volata, l’ultimo respiro di un nuotatore sul filo delle bracciate. Fernando Llorente ha dato alla Juve tre punti pesantissimi nell’occasione finale di una partita che l’Udinese avrebbe meritato (almeno) di pareggiare. Tante le opportunità per i friulani, tanti i miracoli di Buffon. Tante le urla di gioia della truppa di Conte, che, approfittando del quarto pareggio consecutivo della Roma, si migliora di 5 punti rispetto l’anno scorso e scatta 3 metri avanti ai giallorossi (e addirittura 9 nei confronti del Napoli impegnato stasera contro la Lazio).
«Il calcio è più bello con i bambini», uno degli striscioni; i sorrisi e gli sguardi colmi di sorpresa, le immagini diffuse, qua e la’ sugli spalti: lo Stadium versione infantile è stato un vibrare di applausi ed esclamazioni, senza il rincorrersi di cori (bello e brutti), fischi ed incitazioni. Non sempre, però: a guastare l’iniziativa, i poco gentili accompagnamenti ai rinvii di Brkic. I bambini guardano e ripetono, a volte purtoppo. Forse in omaggio ai 12mila ragazzini assiepati nelle due curve lasciate libere dagli ultras puniti (e dagli spettatori incolpevoli lasciati fuori), l’Udinese si è presentata in completo arancione. A guidarla Di Natale, vertice isolato di una doppia linea folta e ben attrezzata sulle fasce. Lì, Conte ha scelto De Ceglie per sostituire lo squalificato Asamoah e confermato Padoin (pentendosene) sul versante opposto.
Sulla scia degli ultimi risultati positivi, la Juve è partita in maniera veemente. Non l’ha preoccupata il tiro a giro di Allan, primo a cercare la porta avversaria; non l’ha destabilizzata l’infortunio di Pirlo (botta al ginocchio), costretto da una botta a lasciare spazio a Pogba, tenuto inizialmente fuori per il ritorno di Marchisio. Per un quarto d’ora abbondante, “Madama” ha spinto e dato l’impressione di poter passare quando volesse. Solo un riflesso prodigioso di Brkic ha negato il vantaggio a Tevez (8′), che aveva colpito con violenza il pallone servitogli al limite dell’area da Marchisio; solo l’eccessivo altruismo di Llorente ha vanificato un’ottima opportunità (17′), con lo spagnolo che, al posto di calciare una volta liberatosi, aveva passato al compagno argentino (di poco fuori il suo tiro in corsa).
Tenuta in vita, l’Udinese ha prima stretto i denti, poi ha capito che poteva usarli per azzannare. Al 29′ Lazzari ha servito un pallone in profondità per Di Natale: Bonucci si è addormentato, Buffon no. Lasciato solo dallo svarione del difensore azzurro, l’attaccante napoletano si è fatto ingolosire dal colpo di cucchiaio, senza sorprendere però il portiere. Che poi, a costo di perdere per un attimo il filo del gioco, ha cercato Totò per una stretta di mano ed un cenno d’intesa. Questo è il calcio, questo va mostrato ai bambini.
Spaventata dalla grande occasione friulana, “Madama” ha continuato a giocare in maniera più accorta. D’altra parte, l’Udinese è cresciuta minuti dopo minuti: più palloni recuperati, più metri guadagnati. Quello che era stato un dominio bianconero nella prima parte della partita, si è trasformato in un controllo (purché sterile) friulano negli ultimi 20′. Tanto che le uniche volte che prima dell’intervallo la Juve si è fatta vedere dalle parti di Birkic, è stato solo per qualche (poca convinta) mischia di confusione.
Non è cambiato nulla ad inizio ripresa. Anzi. Ancora l’Udinese ad imprimere il ritmo, ancora Di Natale a sfiorare il vantaggio: il “10″ arancione è arrivato per primo su una respinta di Buffon, ma ha trovato ancora il portiere in serata di grazia (6′). La reazione della Juve è stata in un paio di tiri ribattuti, la risposta di Conte l’inserimento di Lichtsteiner, al ritorno da due mesi di assenza: fuori Padoin, per tamponare la voragine creata dalle falcate di Basta. Ma poco è cambiato. Perché ancora la squadra di Guidolin è andata vicina alla rete: magia di Di Natale (tacco a superare il frastornato Bonucci ed a lanciarsi in corsa), sevizio per Lazzari e tiro angolato e forte dell’ex Cagliari a solleticare ulteriormente la vena eroica di Buffon.
L’ingresso di Quagliarella per De Ceglie, inequivocabile segnale di Conte al sapore d’arrembaggio, ha scosso i bianconeri. Come il primo, l’ultimo quarto d’ora è stato d’assedio: al 40′ Tevez non ha inquadrato la porta con una punizione da limite, al 41′ Quagliarella ha impegnato Brkic con un tiro a giro dei suoi, al 44′ Lichtsteiner ha spedito fuori una bordata dall’angolo destro. Poi, quando nessuno pensava più che il risultato si potesse sbloccare, quando la gara si incamminava verso un pari più che giusto, la Juve è passata. Tiro sbilenco di Lichtsteiner, tocco di testa quasi involontario (ma che riflesso!) di Llorente e “vamos” urlato al mondo. Fortuna, indiscutibilmente fortuna. Ma la Juve, 5 volte più forte dell’anno scorso e 3 volte più felice della Roma, si è dimostrata audace. E questo vale un premio.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]