Una botta di caldo, lo stress del ritiro agli sgoccioli oppure il malessere nel non sentirsi più indispensabile: cosa si nasconde dietro la sfuriata di Mirko Vucinic di ieri? È stato un penultimo giorno a Chatillon con lite, quello della Juventus, domani impegnata a Reggio Emilia nel Trofeo Tim. Nel bel mezzo della seduta pomeridiana, mentre era schierato in coppia con Matri (o Quagliarella), in alternativa alla coppia Tevez-Llorente (con la pettorina verde), l’attaccante montenegrino si è “dedicato” ad un tifoso, che lo aveva evidentemente apostrofato in malo modo.
Aizzato, il neo sposo si è disinteressato di pallone e compagni e si è diretto verso le recinzioni: «Dillo ancora, testa di c***o, devi avere il coraggio di ripetere quello che hai detto», avrebbe proferito Vucinic nei confronti del “critico”. Parole grosse, toni accesi, occhiatacce furenti. A placare gli animi, prima i tentativi (inutili) di Storari e del team manager Fabris, poi le braccia (efficaci) di Carrera e Motta a strappare via dalla recinzione il montenegrino.
Il caso si è chiuso lì, comunque. Perché nel frattempo squadra e Conte avevano continuato come se niente fosse, rendendo marginale quando stesse accadendo a bordo campo. Perché gli spalti hanno fatto immediatamente sentire la loro voce, con un coro affettuoso rivolto a Vucinic. Perché, poi, a fine allenamento, lo stesso si è presentato regolarmente a firmare gli autografi di rito e soprattutto a chiarire, questa volta moderatamente, con il tifoso.
Resta che non è normale una reazione del genere da parte di un professionista abitato a farsi scivolare addosso le offese e le critiche riservategli in ogni stadio da sostenitori avversi e non solo. Resta, quindi, il dubbio che la lite sia solo effetto e che la causa sia altra: malessere da mercato?
Sicuramente nessuno lo ha definito incedibile: né Conte, che ha piuttosto sottolineato quanto sarà difficile «schierare insieme Vucinic, Llorente e Tevez»; né Marotta, che lo ha elogiato («È un calciatore di valore e merita il rispetto come gli altri»), ma non tolto dalla vetrina: «Gli attaccanti decidono loro se partire o meno, di certo ne abbiamo uno in più».
Per quanto resti Quagliarella il maggiore indiziato alla cessione, non è utopistico pensare che i nervi tesi del montenegrino dipendano da una scelta delicata da compiere. Del resto, a volerlo, sono in tanti: il Napoli del dopo-Cavani, lo Zenit di Spalletti, ultimo il Manchester United che potrebbe a breve aver bisogno del sostituto di Rooney corteggiato fortemente da Mourinho. Tanti pensieri accumulati ed anima in subbuglio, quindi: difficile mantenersi calmi in certi momenti.
[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]