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Kakà: rossonero per sempre, altro che traditore. Ma Ronaldinho merita comunque di più

Scordatevi Kakà all’Inter. Ricardo avrà pur firmato un contratto con il Real Madrid, poco più di un anno fa, ma non ha venduto la sua anima: era, è e sarà sempre un cuore Rossonero e, come tale, non c’è offerta proveniente dalla società di Moratti, che gli possa interessare. Kakà non è Ibrahimovic, non è un professionista: all’Inter, dopo un rapido sondaggio, lo hanno capito in fretta e da qui la retromarcia della società nerazzurra, con le dichiarazioni di due giorni fa del presidente della Beneamata.

La situazione del Paulista al Real diventerà ben presto effettivamente insostenibile: ad oggi non lo è, visto che, per un buon mese abbondante, il numero 8 madrileno non è ancora abile ed arruolabile da Mourinho, eppure è innegabile che l’entourage del giocatore stia già lavorando per un trasferimento, avendo fiutato l’attitudine dello Special One. Chelsea o Milan?

Comunque andrà, sarà una scelta del cuore, tra la maglia tanto amata e l’allenatore che l’ha cresciuto, Carlo Ancelotti: ad oggi, l’ipotesi di rivederlo all’ombra della Madunina non sembra così accreditata come in queste ore viene mostrata nell’immaginario collettivo, in primis perchè difficilmente Perez regalerà il cartellino di quello che è stato il primo acquisto della sua seconda presidenza. Il Milan, dal canto suo, non può, o forse non vuole, spendere cifre vicine alla richiesta spagnola (35 milioni) per un’incognita: sarebbe forse una buona mossa elettorale, ma Berlusconi ha sottolineato che quello politico non è un aspetto di cui tenere considerazione nelle valutazioni di mercato. I dubbi di Via Turati, quasi certezze, sono di natura fisica: troppi, e sempre diversi, i problemi accusati negli ultimi due anni (compreso l’ultimo al Milan), dal ginocchio alla pubalgia.

Qualcuno nel calderone, ci ha infilato anche impedimenti “etici”, ma chi chiama Kakà “traditore” non sa, o finge di non sapere, che fu il Milan a cederlo per problemi di bilancio: prima virtualmente al City, a gennaio, poi praticamente al Real, a giugno. Se è vero che la “cricca” di Kakà non si strappò troppo i capelli (da ricordare le cene con Calderon sul Lago di Varese, due anni prima), Ricky, lui in primissima persona, in un certo senso lo fece: sarebbe irrispettoso parlare di tradimento riguardo uno dei pochi giocatori che, trasferitosi al Real, ha dichiarato più o meno in maniera esplicita di essere dispiaciuto del trasferimento, nella conferenza stampa di presentazione. Solo per questo Kakà, non sarà mai uno come gli altri, ma i pietismi, Shevchenko insegna, non pagano: in questo Milan, che può vantare Ibrahimovic, Robinho, Pato e Ronaldinho, l’attuale Kakà non troverebbe di certo più spazio di quello che ha nel Real, né ne meriterebbe solo per credito pregresso e riconoscenza.

Quello della riconoscenza è un nodo che andrebbe affrontato anche nella vicenda Ronaldinho: il Gaucho deve tanto alla società che gli ha ridato la possibilità di tornare ad alti livelli, ma il Milan, altrettanto. La telenovela riguardo il rinnovo di contratto è stucchevole quanto preoccupante, perché il giocatore ha voglia di restare in rossonero e la società lima di euro in euro l’offerta, come si parlasse dell’ultima riserva della rosa. Giusto e comprensibile non confermare l’attuale ingaggio e chiedere uno sconto, ma non se questo pregiudicasse in maniera irrimediabile la permanenza dell’80 al Milan: guai a lasciarsi sfuggire, tanto più a parametro zero, un campione simile a soli 30 anni, con giocate inimitabili ed un appeal mediatico nel mondo ancora indiscutibile. Ronaldinho merita di più, con o senza Kakà, da società e tifosi, che troppo spesso sottovalutano il suo apporto alla causa: il Presidente Berlusconi lo sa e, dopo aver tradito con la famosa frase “Nessuno mi porterà via Kakà”, dovrà far di tutto per non bissare, dopo l’annuncio della permanenza a vita di Dinho in rossonero, il giorno del raduno di questa stagione.

[Francesco Letizia – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

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