ROMA – L’effetto Macheda non influisce negativamente sulla Lazio. La Nord l’aveva sfruttato per acclamare l’attaccante cresciuto a Formello (“striscione: Macheda uno di noi”) e contestare Lotito, reo di esserselo fatto sfuggire. Kiko alla fine lascia l’Olimpico con l’amaro in bocca e forse (chissà) con il desiderio, un giorno, di tornare a sentire “Vola Lazio Vola” al termine delle partite. Per il momento, la Lazio si coccola il sostituto – un gregario di lusso – che quando entra dalla panchina spacca le partite, proprio come faceva Macheda a Manchester. Altre note liete: l’improvvisata difesa conferma la sua solidità nel 2011 – nessun gol subito in 2 gare su 3. Se gli effetti sono questi, allora non c’è da temere neanche a Bologna. Al Dall’Ara infatti, tanto per cambiare, mancherà ancora un altro difensore, Stephan Lichtsteiner (che sarà squalificato). Così potrebbe toccare di nuovo a Lionel Scaloni, che oggi sembrava aver bevuto un elisir di giovinezza. Ci voleva, dopo tanta panchina e asado.
LE FORMAZIONI – Reja sceglie un inedito 4-3-1-2 con Brocchi interno di destra, “cane da guardia” di Ziegler e Guberti, e Mauri dietro le due punte. Zarate quindi torna a giostrare in avanti. Di Carlo conferma le indicazioni della vigilia, ad eccezione del terzino destro dove sceglie di schierare Dessena anziché Cacciatore.
LA CHIAVE – Contrariamente alle attese, nei primi minuti è la Sampdoria a fare la partita con la Lazio pronta a ripartire. In accordo alle aspettative, Lazio-Samp non è una partita spettacolare: troppi tiri da fuori e poche verticalizzazioni sono il tema tattico di tutta la partita. I cambi dei due allenatori sono mirati a far crescere l’intensità nei minuti finali, ma la speranza di Reja sembra essere soprattutto quella del colpo ad effetto. E infatti Libor Kozak lo premia nel finale.
LA LAZIO – Tanta manovra orizzontale. La creazione e l’estro sono come sempre appannaggio di Zarate sulla sinistra: di fronte si trova Dessena che giocherà anche fuori posizione, ma gli concede poco spazio. La prima conclusione arriva al 24’ con Ledesma che prova da fuori. Lo stesso fa Hernanes su punizione al 40’: la traiettoria si flette ma è troppo centrale. La Lazio sale di intensità nei minuti finali del primo tempo: Lichtsteiner vince il duello elvetico con Ziegler e sfonda in area, senza però sortire alcun effetto. Diakité batte sull’anticipo Pazzini che, per inseguirlo, finisce per farsi ammonire. Nella ripresa, in fase di non possesso Mauri si sposta a destra a dare una mano ai compagni e il modulo diventa speculare a quello della Samp. Poi Reja decide di dirottare il centrocampista brianzolo sulla sinistra affidando ad Hernanes le chiavi della trequarti. Pochi minuti (64’) e Zarate si crea l’occasione: si accentra dalla destra e prova ad infilare Curci sul primo palo. Il pallone esce di un soffio. A 10’ dalla fine Accardi riesce ad evitare la deviazione sotto misura di Kozak (tacco di Mauri). 360 secondi dopo Ledesma su punizione serve l’assist per la testa vincente di Kozak: il ceco esulta volando sotto la curva. Maglia squarciata e graffi sulla schiena, ma ne è valsa la pena.Il suo gol è un sms per il presidente Lotito.
LA SAMPDORIA – La squadra di Di Carlo prova a spaccare subito la partita e nei primi minuti di gioco si dimostra arrembante: l’intenzione è chiaramente quella di segnare per dare una scossa immediata alla gara ed arroccarsi dietro. Ci prova spesso con qualche tiro da fuori (Tissone, Palombo) che però non è mai troppo insidioso per Muslera. L’unico brivido lo regala Passero, il primo assistente di Rizzoli, quando non segnala per tempo un fuorigioco di Pazzini nella ripresa. Gli innesti di Macheda, Poli e Mannini alla fine non sortiscono alcun effetto. La Samp conferma la solidità difensiva e i limiti offensivi in trasferta (9 gol in 9 gare giocate lontano da Marassi, 362 minuti di sterilità).
[Federico Farcomeni – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]