Sono sempre più dell’idea che l’aver ceduto Mario Balotelli al City sia stata una mossa azzeccatissima. Peccato però la scorsa estate non sia arrivato un sostituto, magari avremmo assistito ad un campionato diverso. Sostituto che sarebbe dovuto essere all’altezza del talento di SuperMario, che non sarò certo io a mettere in dubbio. Ma è anche vero che nel calcio la classe di un calciatore non va misurata semplicemente tramite le giocate. In questo caso sto parlando di altri fattori che vanno al di là del campo e delle potenzialità del giocatore: professionalità quando si sceglie di vestire la maglia di un club, rispetto, per la squadra, i tifosi, l’avversario. Mario, definito ormai da molti l’eterno bambino, queste cose ha scelto di non farle vedere all’Inter, e anche a Manchester continua a non volerne sapere, suscitando le naturali reazioni della stampa e i continui quanto giusti rimbrotti di Mancini.
L’ultimo sfortunato episodio è avvenuto due giorni fa nella partita del City, a Los Angeles contro il Galaxy, con quell’improbabile colpo di tacco con tanto di veronica che ha aizzato il Mancio, che anche in amichevole deve fare gli straordinari da ‘papà’, per fare capire a Balotelli cosa si fa e cosa non si fa. Io di Mario ricordo le premesse eccellenti in nerazzurro che lasciavano prefigurare un futuro da fuoriclasse. Ma purtroppo una delle immagini che più si stagliano nella mente del tifoso interista è quella maglia gettata sul prato del Meazza. Riallacciandomi al rispetto di cui parlavo prima, in questo caso verso i propri colori e tifosi, era un gesto che preannunciava la partenza di Balo.
Passati pochi mesi, l’Inter non si fece scrupoli ad accettare i 28 milioni di euro sborsati dal City, dopo che Mario aveva rotto un rapporto, divenuto inconciliabile con tutto l’ambiente nerazzurro. Quel gesto inqualificabile, la maglia dell’Inter gettata a terra come uno straccio, avveniva al termine di una partita entrata nell’archivio storico delle memorie nerazzurre. Il 3-1 sul Barça era il segnale che l’Inter poteva compiere l’impresa portando a casa la Champions League, come difatti avvenne, dopo mezzo secolo di distanza dalle imprese della ‘Grande’ di Herrera. Quella fu la partita del collettivo, in cui ogni giocatore incarnava lo spirito della squadra. L’Inter era tutta un’orchestra, Balo l’unico elemento fuori dal coro diretto da Mourinho.
Inter-Barça fu la partita di tutti, anche di Pandev. Perché penso che l’azione che più mi ha esaltato durante il match è stata quella che ha portato al 2-1. Motta ostacola Messi, palla a Zanetti per Goran che passa in mezzo a due avversari e dà il via al repentino cambio di fronte, palla al piede, in una accelerazione accompagnata dal boato di San Siro. Passaggio millimetrico da parte del macedone per Milito che serve Maicon: gol, 2-1 e preludio del tripudio. Allora Pandev ovviamente era al top della condizione, così come tutti gli uomini di Mou. In questa stagione ha invece subito il calo della squadra, e le opache prestazioni non l’hanno certo aiutato. Con il Barça il boato di San Siro, quest’anno i fischi. Anche per lui come era lo scorso anno per Balotelli si parla di cessione (per Palacio o Vucinic, chissà), causa diversi motivi.
La differenza tra lui e Balo sta qui: Pandev è pronto a risorgere, in nerazzurro. Da qui il suo rifiuto irremovibile a lasciare l’Inter, per lo sconforto di Preziosi. Mai un atteggiamento al di fuori dagli schemi, accetterà eventuali sostituzioni, panchine o tribune, come ha sempre fatto, senza dire una parola. Ma quel che è certo è che l’impegno sarà massimo, anche in queste prime amichevoli, dove sta facendo di tutto per convincere Gasperini. Altro che colpi di tacco, a Goran non importa se davanti si trova il portiere del Mezzocorona, con tutto il rispetto per la formazione di Serie D. Lui suda agli ordini del mister, segna e ci riprova. Rifila la doppietta sapendo di avere onorato la maglia, com’è giusto che sia, rispettato gli avversari e convinto i tifosi, anche in un incontro non ufficiale. Dovesse restare in nerazzurro, io sarei il primo ad incitare Pandev, professionista in campo e fuori, altrimenti gli augurerei le migliori fortune ovunque vada. I nomi che si fanno come alternativa non mi ispirano la stessa fiducia, perché credo in una sua rinascita così come spero in una crescita di Balo. Il Barça, la rete al 90′ a Monaco di Baviera e tante altre cose, seppure lontane, non le dimentico, forza Goran!
[Daniele Alfieri – Fonte: www.fcinternews.it]
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