La Juve ci prende gusto. Ancora un successo. Ancora una risposta eloquente al Milan di Ibra. L’imperatore Claudio e Re Artù scardinano la folta retroguardia cesenate e risolvono una partita che per la banda Conte si stava facendo più intricata del previsto.
Quella di oggi è stata una Juventus a dir poco sprecona, troppo poco lucida e concreta in avanti, dove ha letteralmente gettato alle ortiche una decina di palle-gol (specie con Matri, Pepe e Vucinic), andandosi a schiantare contro un autentico muro eretto dal Cesena di Arrigoni, che ha mal interpretato la partita, giocandola al risparmio, preoccupandosi troppo della cura del reparto arretrato. Alla fine la Juventus ha punito i romagnoli capitalizzando a stento la gran mole di gioco generata nel corso dell’incontro, con un 2-0 che non descrive come dovrebbe lo stradominio bianconero. Vittoria che matura nel secondo tempo. Prima, al 27° s.t., il gran tiro da fuori di Marchisio (al 6° gol in questa Serie A) che induceva all’errore il 42 enne Antonioli, tuffatosi in ritardo quel poco che è bastato per concedere ai piemontesi il vantaggio.
Poco dopo Giaccherini si procurerà il rigore (fallo di Antonioli, protagonista in negativo del match, caduto nella polvere della verde arena) che freddamente trasformerà Vidal. Bianconeri che così si riconfermano in testa respingendo i duri attacchi del Milan (e dell’Udinese), che alla lunga dovrebbe bruciare la concorrenza. Impattare questa partita sarebbe stato deleterio per un team che ormai punta lontano, e che si vede alle prese col dover duellare con un Milan extralarge che non concede nulla alla diretta concorrenza. Ogni lasciata sarebbe irrimediabilmente persa. E se non si vince con team da retrocessione non si può certo pretendere chissà cosa. La Juve ha trovato quella continuità che contraddistingue le big, e che non aveva da tempo, troppo tempo. Adesso sarà dura mantenere a lungo questi ritmi, ma intanto ci si gode questo primato. Con la speranza che il sogno proibito continui. E che la sveglia della realtà s’inceppi…
Dicevamo del Milan, che pare veramente avere una marcia in più rispetto alle altre squadre, sempre sulla scia di quanto fatto l’anno precedente. Pur senza Cassano e Gattuso i diavoli non paiono conoscere flessioni e sembrano essere avviati verso l’aggancio imminente alla vetta, spodestando una Juventus che in paragone ai rossoneri di Allegri non pare possedere gli strumenti per puntellare se stessa in cima alla montagna, ed il primo posto può essere ricondotto ad un gioco di circostanze che ad una forza da capoclasse, anche se prima il ritorno insperato del Milan fra le big la si vedeva benissimo lottare per lo Scudetto. Certo, la Zebra non è assolutamente tagliata fuori per il Tricolore, ma se il Milan è quello ammirato in queste settimane…beh sarà dura contrastarlo.
Sta benone anche l’Udinese di Guidolin, il cui secondo posto, in coabitazione coi rossoneri, la dice lunga sullo spessore di codesto team. Ormai non siamo più alle prime battute del torneo, e la posizione occupata dai friulani è lungi dall’apparire un fuoco di paglia. Non siamo certo alle prese con il classico magic moment istantaneo, ma ci troviamo innanzi ad una favola consolidata. Il quarto posto della scorsa stagione non è mica stato ottenuto per caso, e quest’anno l’Udinese potrebbe addirittura spingersi oltre, accarezzando un sogno proibito che tutti vogliono realizzare ma nessuno osa pronunciare, strizzando l’occhio alla scaramanzia. Lo squadrone di Guidolin si sta incanalando nell’alveo della vittoria sempre e comunque, e non sarà facile sottrarle il proscenio. Ieri l’Udinese, dopo il 2-0 alla Roma, hanno servito a domicilio la decaduta Inter, in un match in cui son stati sbagliati 2 rigori nel volgere di pochissimi minuti, da Di Natale prima (parato da Julio Cesar) e Pazzini (alto) poi. Una vittoria prestigiosa che impreziosisce un torneo da urlo ed inguaia i nerazzurri, quartultimi, per un incubo che non vuole evaporare. Seppur a fasi alterne, veleggia spedito anche il Napoli, dopo il 4-2 rifilato al pericolante Lecce. Sprofonda invece la Roma, che termina in 8 uomini la trasferta di Firenze, persa 3-0 senza onore. Si attesta sempre su posizioni altolocate la Lazio di Reja, trascinata dai suoi bomber seriali, da Klose al vino felicemente invecchiato Rocchi, che dopo la doppietta al Novara avrà fatto scaturire interrogativi sulla sensatezza di avergli preferito in passato Cissè.