Una sorta di conversione. Nel giorno delle beatificazioni, ma anche (e soprattutto) della festa del lavoro, il mondo interista è chiamato a riflettere sul ravvedimento tattico del proprio allenatore.
Del presente, ovviamente, ma da quello che si dice in giro anche del futuro. E allora sarà il caso di prestare attenzione a questo scorcio finale di stagione, che potrebbe valere come rampa di lancio per la prossima.
Tutti ricordiamo il Triplete, ma ci ricordiamo anche da dove è partito questo ciclo dato troppo in fretta per finito? Tralasciando i tempi di Hodgson e Cúper (che nel 2011 sembrano il Cetaceo), possiamo tranquillamente affermare che tutto è partito da Roberto Mancini e da quella Coppa Italia vinta sulla Roma. Si diceva, in quei giorni, che “vincere aiuta a vincere”. E così è stato. Dal successo in Coppa Italia si è passati rapidamente al dominio tricolore, fino ad arrivare alla conquista dell’Europa e del mondo.
Se tanto mi dà tanto, allora forse è il caso di ripartire dalla nostra storia recente. Ripartire dalla coppa nazionale e dal consolidamento del secondo posto. Sbagliare un finale di stagione potrebbe significare partire male con quella successiva. Ed è qui che s’incastona il discorso tattico.
Leonardo, ma non solo lui, per tanto tempo ha preferito dare ampio spazio all’aspetto offensivo e, va detto, pure con risultati ottimi. Peccato che, a un certo punto della stagione, non sia avvenuta un’inversione più conservativa. Un esempio su tutti: sul 2-1 con lo Schalke, si è consentito ai tedeschi di colpire in contropiede.
Adesso, però, il tecnico brasiliano sembra aver acquisito alcune conoscenze fondamentali del gruppo nerazzurro: l’Inter, davanti, fa paura a chiunque e spesso basta poco per accendere l’interruttore che porta al gol. Senza necessità di scoprire la coperta più di tanto. Leo l’ha capito, mascherando abilmente questa nuova tendenza con le frasi sulla stanchezza: “Siamo stanchi e dobbiamo gestire le energie”, ha detto più volte, “per questo siamo più attenti nel restare equilibrati”.
In realtà, questo 4-4-1-1 che sa tanto di pragmatismo mourinhano, con Sneijder suggeritore dietro una punta, Eto’o e Zanetti esterni, ha messo in cassaforte la partita dell’Olimpico con la Roma in coppa e il capolavoro della rimonta in 10 contro la Lazio. Meno bene a Cesena, ma mancavano Sneijder e Stankovic, due uomini che con questo nuovo modulo fanno tutta la differenza (positiva quando ci sono, negativa se ti vengono a mancare).
Giudizio sospeso in attesa delle ultime uscite, ma Leonardo sta dimostrando di saper correggere i propri errori. Come quando al Manuzzi ha avanzato Maicon e arretrato Zanetti: in pochi se ne sono accorti, ma la mossa è stata decisiva. Giusto nutrire ancora qualche dubbio, soprattutto per la gestione delle partite chiave tra derby e Schalke, però, continuando su questa strada, Leo si sta guadagnando sul campo la conferma sulla panchina nerazzurra. Senza dimenticare che vincere aiuta a vincere. La storia (nerazzurra) insegna.
[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]
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