Lazio, angolo tattico: bene in 10 fino a quando …

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logo-lazioQuand che a fiòca an sla feuja, l’invern a dà nèn neuja“, recita un antico adagio piemontese: “Quando nevica sulla foglia, l’inverno non dà noia”. Dà noia, invece, vedere la Lazio imbiancata dalla neve perdere ancora in campionato (terza sconfitta consecutiva), vederla soccombere ancora in trasferta, per la quarta volta di fila. La candida coltre che ha ricoperto Torino – e con essa il prato dello Stadio Olimpico – è stata trasparente nel mettere in mostra pregi e difetti della formazione di Vladimir Petkovic. Dopo essere rimasti in dieci uomini, i biancocelesti hanno serrato le fila, hanno preso consapevolezza del fatto che un pareggio a reti – è il caso di dire – bianche era tutt’altro che da disprezzare.

LAZIO ONESTA FINO AL GOL – Dal punto di vista dell’atteggiamento tattico – reparti compatti dietro la linea del pallone, strenuo mantenimento della posizione – la Lazio ha messo in atto tutto quello che non era riuscita a fare contro il Milan, quando era finita in dieci sempre al 17° minuto. In larghi tratti dell’incontro bisognava contare gli uomini in campo per rendersi conto dell’inferiorità numerica. Proprio per questo motivo, il gol vittoria di Jonathas è suonato come una punizione troppo dura, un verdetto in controtendenza rispetto a quanto offerto dalle due squadre.

NEVE EQUA NEL CONDIZIONARE IL MATCH – Le condizioni off limits del manto erboso hanno penalizzato in maniera equa le due formazioni. Se c’è una squadra tra le cosiddette medio-piccole che predilige gioco palla a terra, corsa sulle fasce e sovrapposizioni, questa è proprio il Torino: costituisce quindi un alibi superfluo chiamare in causa la neve come corresponsabile della sconfitta della Lazio. I due scacchieri si sono adatti allo stesso modo al terreno di gioco: baricentro basso per entrambe, così da evitare le ripartenze avversarie. Ambedue le linee mediane, inoltre, hanno partecipato poco alla costruzione della manovra, quella laziale soprattutto è apparsa avulsa dalla situazione di gioco: sia Cristian Ledesma che Eddy Onazi hanno sbagliato molti palloni, il loro apporto è servito più che altro in fase difensiva.

POCA QUALITÁ A CENTROCAMPO – D’altra parte, è stato lo stesso Petkovic a voler ricorrere a un centrocampo più muscolare, lasciando in panchina le due pedine “a rischio” Ederson e Stefano Mauri. Un’opzione che lo ha ripagato nel momento in cui Ciani ha lasciato la squadra in dieci, ma che chiaramente ha limitato il potenziale offensivo. In attacco, Libor Kozak ha ricevuto pochi palloni e tutti difficili da giocare; le uniche sortite sono arrivate dalle incursioni di Senad Lulic e Antonio Candreva. Con i suoi quattro attaccanti in linea, invece, il Torino si è presentato molto più spesso nei pressi dell’area di rigore biancoceleste, trovando però l’accorta resistenza della difesa laziale. Allora suona ancora più come un beffa che Jonathas abbia segnato eludendo la marcatura del miglior centrale della Lazio, quel Giuseppe Biava che Petkovic ha mandato in campo proprio un secondo prima del vantaggio granata. Un cambio probabilmente evitabile, dal momento che il difensore si è trovato a buttarsi nella mischia letteralmente a freddo. Con l’ingresso di Ederson al posto dell’unica punta Kozak, invece, il tecnico ha fatto capire due cose: innanzitutto, che lo 0-0 gli stava più che bene; in secondo luogo, che nelle sue gerarchie Louis Saha è dietro anche a una non-punta come Ederson, anch’egli oltretutto ancora non in piena forma.

[Stefano Fiori – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]