C’è un’espressione in matematica, utilizzata spesso anche nel linguaggio comune: come volevasi dimostrare. Questa formula potrebbe facilmente riassumere quanto visto questo pomeriggio all’Olimpico di Roma, dove il Cagliari diretto da Massimo Ficcadenti è stato sconfitto nel finale da una rete del laziale Diakitè all’87’. Fatale l’atteggiamento tattico imposto alla squadra dal tecnico marchigiano, una riedizione in salsa primaverile del famigerato adagio autunnale “primo: non prenderle”, già poco apprezzato (tranne da qualche più che appassionato estimatore) dai sostenitori rossoblù nel recente passato. Vedere Pinilla retrocesso sulla propria trequarti difensiva durante la sterile pressione operata dagli uomini di Reja (oggi in tribuna, sostituito dal vice Lopez) rende triste il cuore degli amanti del calcio-champagne. Tiri in porta zero, sia su un fronte che sull’altro, per una gara che sarebbe dovuta terminare a reti inviolate: invece, una distrazione in occasione del calcio di punizione battuto da Ledesma è costata cara ai rossoblù. In una giornata caratterizzata dai tanti pareggi (ben sei su nove gare fin qui disputate), la sconfitta di Roma non pesa più di tanto sulla classifica: i punti di vantaggio sul terzultimo posto rimangono sette. In più, domenica prossima al Sant’Elia arriva l’Atalanta che con la vittoria odierna si è portata a quota 37: in caso di successo, per i rossoblù la pratica salvezza sarebbe ad un passo.
PRIMO TEMPO – Ficcadenti sceglie Ibarbo per affiancare l’intoccabile Pinilla in avanti, mentre sul fronte laziale Lopez sceglie Brocchi nel trio di centrocampo, affidando al duo Mauri-Hernanes il compito di supportare la bestia nera rossoblù Rocchi. La tattica attendista tanto cara al tecnico di Fermo si palesa fin dai primi istanti di gioco: in fase difensiva l’undici isolano è compatto, schierando tutti i suoi effettivi dietro la linea del pallone. Rocchi è uno spauracchio non da poco, ma la cerniera Ariaudo-Astori funziona a dovere: al 14’ il capitano biancoceleste arpiona un bel pallone al centro dell’area, ma i due centrali sbrogliano con tempismo la situazione. La gara è tutt’altro che spettacolare, senza fiammate o situazioni degne di nota. Al 22’ paura per Ibarbo, che dopo aver anticipato Marchetti in pallonetto (palla altissima) inciampa sul corpo dell’ex di turno, rovinando pesantemente a terra sulla spalla destra. Il colombiano rientra poco dopo, ma il colpo subito lo limiterà per il prosieguo della gara. Peruzzo dirige in linea con le direttive decise da Braschi: interruzioni ridotte all’osso, per non frammentare il gioco. Al 40’ Rocchi si lamenta per un intervento combinato della coppia centrale rossoblù, ma il replay indica come non ci sia alcun fallo. Due minuti di recupero non aggiungono nulla allo scialbo – eufemismo – spettacolo del primo tempo.
LA RIPRESA – La seconda frazione inizia con il cambio tra Kozak e Mauri, deciso da Lopez per aumentare il peso offensivo dei suoi: Hernanes fa il trequartista classico dietro alla coppia formata da Rocchi e dal lungagnone ceco. Ficcadenti ripresenta gli stessi undici: il pareggio è un risultato d’oro, perché rischiare di rovinare tutto? Il canovaccio della gara è il medesimo del primo tempo: la Lazio prova a costruire qualcosa in avanti, senza troppa convinzione però: al 56’ Rocchi prova a siglare il suo 100esimo gol in Serie A, ma la sua girata in area è troppo centrale per impensierire Agazzi. Intorno all’ora di gioco i due tecnici decidono di cambiare qualcosa: fuori Ibarbo e lo stesso Rocchi (con il certo sollievo di Ariaudo, sempre in difficoltà con il capitano biancoceleste), dentro Thiago Ribeiro e l’uruguaiano Alfaro. Al 72’ un episodio che avrebbe potuto cambiare la gara: Pinilla scatta per tentare di intercettare un lancio lungo dalle retrovie, Marchetti esce fino al limite dell’area per bloccare la palla. Il replay mostra però che le mani del portiere laziale al momento del contatto con il pallone sono al di là della linea bianca.
Peruzzo lascia correre, incurante delle proteste del bomber cileno. I padroni di casa provano a incrementare il forcing: al 72’ una provvidenziale diagonale difensiva di Ekdal impedisce a Gonzalez di concludere a rete, due minuti dopo è Alfaro a divorarsi il gol del vantaggio, con una debole girata mancina da pochi passi, facile preda di Agazzi. Gli ultimi dieci minuti di gara sembrano la degna conclusione di quanto visto: gialli a ripetizione (ben cinque in sette minuti) e gioco spezzettato al massimo. In tutta questa confusione, però, ecco spuntare il jolly: è il difensore Diakitè, sfuggito alla guardia di Ariaudo, a beffare Agazzi sugli sviluppi di una punizione battuta dai 30 metri da Ledesma (87’). La veemente reazione del Cagliari alla ricerca del pareggio fa riflettere: prima Ariaudo di testa (su punizione di Conti), poi un bel destro di Ekdal dal limite, bloccato alla grande da Marchetti, mettono paura ai padroni di casa, che verso il termine del recupero colpiscono anche un clamoroso palo col neo entrato Candreva. Finisce 1-0, con tanti rimpianti per i rossoblù: ma con questo difensivismo esasperato, specie contro squadre non in un grandissimo momento di forma come la Lazio quest’oggi, non può certo portare a grandi traguardi.
[Francesco Aresu – Fonte: www.tuttocagliari.net]