Insomma, in Germania ha fatto notizia il gol capolavoro del panzer biancoceleste, tornato ad essere devastante dopo il suo lungo stop in infermeria che lo ha costretto a saltare tante partite di campionato e gli ultimi impegni della Nazionale di Loew. Tanti gli elogi, ma il concetto di fondo resta uno: «Klose porta la Lazio fuori dalla crisi», come evidenzia il canale tematico Sport 1. Potremmo considerarla una rivisitazione in salsa teutonica del “palla a Klose e ci abbracciamo”, slogan coniato dai tifosi laziali nel primo anno di militanza biancoceleste dell’attaccante tedesco.
Eh già, in Italia come in Germania, non si fa altro che esaltare le doti dell’unico (insieme con Hernanes) calciatore della Lazio in grado di vincere le partite da solo. Un’ esagerazione? Macché, semplice realismo, o meglio, “rejalismo”: una fotografia (forse grossolana, però efficacissima) del modo di giocare della formazione biancoceleste. Una squadra tosta a centrocampo, molto quadrata dietro e con un fuoriclasse davanti capace di risolvere tutto anche con una sola giocata. É successo il giorno dell’Epifania, succedeva spesso sotto la precedente gestione del tecnico goriziano. Un anno e mezzo dopo, infatti, la coppia si è ricomposta e lo spartito non sembra cambiato.
Musica che, a dire il vero, funzionava anche quando sulla panchina laziale sedeva Petkovic. Klose, infatti, era stato decisivo anche nelle due vittorie che hanno preceduto quella sull’Inter (gol e rigore procurato contro il Cagliari, doppietta contro il Livorno), ma il feeling con Reja è un’altra cosa. Un legame fatto di poche parole e di tantissimi fatti. Come sottolinea l’edizione odierna del Corriere dello Sport, il Totem tedesco apprezza le doti umane dello zio Edy e, soprattutto, il modo in cui mette in campo la squadra (tanto che si vocifera che sia stato proprio lui uno dei principali sponsor per il ritorno di Reja sulla panchina della Lazio). Il modo giusto per esaltare le sue doti di finalizzatore e di regista d’attacco, con i compagni che invece di pressare alto attendono gli avversari nella propria metà campo, pronti a ripartire e ad imbeccare il tedesco. Che sia merito del neo allenatore o meno, quel che è certo è che il Klose degli ultimi giorni sembra molto più coinvolto nel progetto Lazio di quanto apparisse negli ultimi mesi. Lo dimostra anche l’esultanza al fischio di chiusura del match con l’Inter. Una vera liberazione, per lui e per i tifosi laziali.
Il modo migliore per allontanare il sospetto che Miro abbia in testa solo l’appuntamento Mondiale: Low ha più volte ribadito di non poter fare a meno del suo attaccante più prolifico per Brasile 2014, sperando allo stesso tempo di avere a disposizione, per giugno, un giocatore fresco mentalmente ma soprattutto in forma. Dopo la recente amichevole giocata contro l’Italia, questo era stato l’ultimatum lanciato dal ct tedesco: «Gennaio per me è il mese limite: se un giocatore riparte bene dopo la sosta di fine d’anno e poi gioca tutte le partite fino al termine della stagione, allora posso ritenere che arriverà in buona forma al nostro raduno». Quindi, il modo migliore per prepararsi alla competizione continentale sembra essere quello di tornare ad essere protagonista con la maglia della Lazio. Reja lo ha spiegato tanto a lui quanto a Hernanes. Il Profeta non ha ancora messo in pratica il suggerimento. Il tedesco invece non se lo è fatto dire due volte, caricandosi la squadra sulle spalle. Sperando che il refrain sia sempre lo stesso: “Palla a Klose e ci abbracciamo”.
[Niccolò Gaetani – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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