ROMA – Forse per battere il Genoa serve fare il cammino di Santiago otto volte. Come il numero delle sconfitte consecutive contro il Grifone. Che quando vede l’Aquila becca solo i tre punti. Il rigore trasformato da Perotti basta e avanza per fare festa a Roma. La Lazio perde ancora l’occasione d’oro per un biglietto europeo. Pioli, agitato con Gervasoni, è chiamato a raccogliere i pezzi di una squadra scollata e senza idee.
LE FORMAZIONI – Pioli per sfatare il tabù cerca i migliori undici. C’è Marchetti in porta. In difesa Cana batte Maurício per il posto accanto a de Vrij, al rientro dopo i fastidi al piede. Radu è a sinistra, con Basta dirimpettaio sull’altra fascia. Si sale a centrocampo: Biglia è il regista di questa Lazio sempre quadrata, con Parolo e Cataldi ad aiutarlo. Davanti pochi dubbi: sulle fasce del tridente Candreva e Mauri devono aiutare Klose con la licenza nel taschino per fare gol. Sfida sul 4-3-3, perché davanti il Genoa di Gasperini si assesta proprio con lo stesso modulo. Perin sempre più titolare. Roncaglia, De Maio, Izzo ed Edenilson formano il quartetto difensivo. Davanti a loro agiscono la forza di Rincon, Bertolacci e Kucka. Occhio in attacco: velocità e dribbling nei piedi di Iago Falque, Perotti e Niang.
PRIMO TEMPO – Il piede di Biglia è caldo, in barba al clima glaciale che si respira all’Olimpico. Al settimo minuto l’argentino è pericolosissimo su punizione. C’è Perin, vestito da Superman, che toglie il pallone dalla porta. La Curva prova a scaldare l’ambiente con i cori, anche dopo il brivido che attraversa la loro schiena con il calcio piazzato di Niang parato da Marchetti. Candreva impegna ancora Perin, che è bravo a respingere con i guantoni di ferro. Al ventesimo tutto è in equilibrio, anche le occasioni da rete. Mauri, Cana e Bertolacci fanno i cattivi: giallo per loro, con Gervasoni che sventola a più non posso senza lasciar correre. Poi la maledizione Genoa va ancora in scena. Puoi metterti l’aglio in tasca, fare un giro intorno alla panchina, ma ti riacciuffa sempre. Al ventinovesimo Marchetti stende Niang in uscita. È calcio di rigore e rosso per l’estremo difensore biancoceleste. Maledizione nella maledizione. Fuori Cataldi e dentro Berisha a difesa della porta. Perotti dagli undici metri non sbaglia. Lazio sotto e stadio ancora più gelido. La manovra che indica Pioli non è fluida: i rossoblu pressano alti e vincono ogni contrasto. Niang sembra indiavolato sulla sinistra, a centrocampo Bertolacci giostra bene con Kucka che fa legna anche per il prossimo inverno. Al quarantacinquesimo ci si arriva facile: Bertolacci cade a terra e prende tempo come uno scolaro che non ha studiato alla lavagna interrogato. Candreva sale a temperatura e si fa ammonire per un calcetto a gioco fermo su Kucka. Il Genoa corre, e la differenza nel primo tempo l’hanno fatta le gambe. Quelle rossoblu.
SECONDO TEMPO – Pioli corre ai ripari. Vuole dare la scossa alla squadra. Fuori un Candreva spento e dentro Felipe Anderson, l’uomo in più che spesso ha salvato capre e cavoli. Ci prova il brasiliano sulla fascia sinistra con un paio di accelerate. Sterili. Occasioni per la Lazio ancora a zero. Il Genoa gioca di rimessa, con gli ampi spazi verdi che i capitolini lasciano prova a fare male con la velocità di Falque e Perotti. A Basta servirebbe un cinquantino per acciuffare Niang sull’out di sinistra, in grande serata. Le idee mancano, la Lazio in campo non c’è. Poi davanti hai sempre il Genoa e la sfortuna. In 12 contro 10 è ancora più difficile trovare il pareggio. La prova arriva al sessantasettesimo, quando il sinistro di Mauri impatta sul palo. Niente da fare. Si agita Pioli. Sì, la cosa è strana ma anche il mister si sbraccia ai quattro venti. Gervasoni lo riprende, l’ìOlimpico si infiamma ancora di più. Ma le operazioni in attacco dei biancocelesti sono evanescenti. All’ottantesimo Felipe a testa bassa con i dribbling non punge più di tanto: Keita è l’ultima arma affilata nell’armeria del tecnico. Esce Mauri, dentro lo spagnolo per l’arrembaggio finale. Ma le emozioni non arrivano. Una brutta Lazio non riesce a sfatare il tabù Genoa. Gasperini festeggia, la Curva Nord canta, Pioli è sconsolato. Maledetta sfortuna.
[Francesco Bizzarri – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]