“Ci sta un francese, un inglese e un italiano…” recitava una famosa barzelletta degli anni novanta che nel 2007 è diventata addirittura un film. Spostandoci nel 2013, un remake della celebre storiella, almeno nel ritmo, potrebbe essere ambientato nella realtà in quel di Formello. Sulla corsia destra difensiva della Lazio cambiano le nazioni, ma non il numero dei protagonisti: tre. Un francese, un belga e un portoghese che, un po’ a sorpresa, si sono alternati in questo inizio altalenante di stagione. Abdoulay Konko, Luis Pedro Cavanda e Bruno Pereirinha hanno coperto una fascia che nella scorsa stagione aveva visto addirittura l’arretramento sulla linea dei difensori di Alvaro Gonzalez e che lo scorso anno aveva visto l’ex genoano come assoluto padrone, infortuni esclusi.
KONKO – Arrivato a Roma nell’estate del 2011 dopo la partenza di Lichtsteiner e il terzino francese quando è sceso in campo non ha fatto rimpiangere lo svizzero. Konko è sempre stato una garanzia e non è un caso che nella scorsa stagione con lui e Radu in campo la Lazio ha perso solo contro il Chievo. In questo inizio di campionato il terzino è stato fermato da due infortuni muscolari che gli hanno fatto saltare la maggior parte degli incontri. Due presenze in campionato (contro Chievo e Roma, ndr) e due in Europa League (all’Olimpico contro Legia Varsavia e Apollon Limassol) sono poche per un giocatore fondamentale come lui soprattutto se disputate adattandosi al ruolo di terzino sinistro. Non è un caso che proprio il reparto arretrato abbia manifestato i maggiori problemi rispetto alla scorsa stagione quando Konko aveva iniziato alla grande non fermandosi mai inanellando tredici presenze in altrettante gare di campionato.
CAVANDA – I problemi muscolari del numero ventinove biancoceleste hanno rilanciato le quotazioni del belga-angolano. Una storia strana quella di Luis Pedro Cavanda che sembrava destinato al ruolo di eterna promessa, mai mantenuta. Una partenza lanciata con Reja poi tanti problemi fuori e dentro dal campo che lo hanno portato a lasciare Roma e volare, senza lasciare traccia, a Bari e Torino. Poi nel 2012 l’arrivo di Petkovic che crede molto nel laterale e lo rilancia. Prove importanti fino a febbraio del 2013 quando il mancato rinnovo del contratto lo porta ai margini della squadra. Tante voci fino a luglio quando, cogliendo tutti di sorpresa, si lega alla Lazio fino al 2018 e torna a disposizione del mister di Sarajevo. Il bosniaco, senza Konko e Radu, si affida totalmente all’ex Standard Liegi che risponde sul campo con prestazioni positive nonostante qualche disattenzione spesso costata cara. Cavanda è il calciatore più utilizzato avendo giocato tutte le partite finora disputate (12 in campionato, 4 in Europa League e la finale di Supercoppa Italiana) superando anche Marchetti, rimasto a guardare contro l’Apollon. Un’ascesa importante per il difensore di Luanda che adesso sogna di indossare la maglia del Belgio e di volare in Brasile.
PEREIRINHA – La vera sorpresa di questo inizio campionato è stato il giovane portoghese. Bruno Pereirinha è sbarcato nella capitale a gennaio a parametro zero tra le perplessità della piazza che si aspettava qualche colpo ad effetto. Tare rassicura tutti sulle qualità del calciatore lusitano, ma i primi sei mesi non sono semplici per lui. Otto presenze senza quasi mai lasciare il segno in una squadra in fase calante che chiude la stagione settima. Timido e impacciato, Pereirinha sembra non riuscire a trovare il ritmo giusto nella difficile Serie A. Le cose non vanno meglio nel ritiro di Auronzo, dove il portoghese si ferma subito ed è costretto a saltare la preparazione. Sembra profilarsi un’altra annata ai margini, ma i tanti infortuni dei suoi compagni e l’impegno dimostrato dal portoghese lo rilanciano. L’ex Sporting Lisbona prende al volo la seconda occasione e risponde con prestazioni sempre più convincenti come terzino destro o sinistro a seconda da cosa decida Petkovic. Sei presenze in campionato e nessuna in Europa League dove era stato escluso dalla lista Uefa, scelta che, forse, oggi il tecnico di Sarajevo non ripeterebbe.
[Antoniomaria Pietoso – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]